giovedì, 3 Luglio 2025
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Calabria e Veneto: un paradosso nella sanità italiana

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Il tredicesimo rapporto Crea Sanità dell’Università Tor Vergata dipinge un quadro complesso e apparentemente paradossale sulle condizioni di salute e sulla percezione dei servizi sanitari nelle regioni italiane. Contrariamente a quanto si potrebbe intuitivamente pensare, la Calabria, afflitta da decenni di problematiche strutturali nel sistema sanitario, si colloca in una posizione inattesa rispetto al Veneto, leader indiscusso in termini di performance sanitaria, con un divario significativo che merita un’analisi più approfondita.La Calabria, posizionandosi al 23% in termini di performance complessiva, rientra a pieno titolo nella categoria delle regioni critiche, mentre il Veneto si attesta al 55%, ben al di sopra della media nazionale, incarnando un modello di eccellenza che tuttavia non si riflette necessariamente nella soddisfazione dei propri cittadini, come evidenziato dall’indagine innovativa introdotta nel rapporto.L’introduzione di un’indagine sulla percezione dei cittadini rappresenta una svolta metodologica, permettendo di affiancare i dati oggettivi relativi alla performance – indicatori di efficienza, copertura dei servizi, tempi di attesa – con la “voce” dell’utente, un elemento cruciale per comprendere l’impatto reale dei servizi offerti. Questo aspetto rivela una dinamica interessante: sebbene il Veneto si distingua per la sua capacità di garantire servizi sanitari di alto livello, il Trentino-Alto Adige, con un punteggio medio di 8.1 su 10, si conferma leader nella soddisfazione degli utenti, suggerendo una possibile discrepanza tra la qualità “oggettiva” e la qualità “percepita”. In Calabria, il punteggio medio di 6.3, pur indicando un livello di accettabilità, segnala una riserva di miglioramento significativo.L’analisi dettagliata della soddisfazione dei calabresi sui singoli servizi sanitari rivela un mosaico di luci e ombre. La facilità di accesso ai farmaci e la disponibilità dei medici di medicina generale e della guardia medica, con punteggi elevati (7.7 e 7.6 rispettivamente), suggeriscono un buon funzionamento di alcuni servizi di base, forse sostenuto da un forte senso di comunità e dalla resilienza della popolazione. Il ricorso a prestazioni ambulatoriali per prevenzione e il ricovero ospedaliero programmato, seppur con punteggi medi, indicano una certa capacità di risposta del sistema.Tuttavia, le aree di maggiore criticità emergono in modo chiaro: l’assistenza domiciliare, l’assistenza a persone non autosufficienti, i ricoveri in residenze e, soprattutto, l’assistenza ospedaliera non programmata (pronto soccorso, 118), con punteggi significativamente inferiori a quelli degli altri servizi. Questo quadro suggerisce una carenza di risorse dedicate all’assistenza a fragilità, all’emergenza e all’assistenza domiciliare, aree cruciali per la qualità della vita e per la riduzione delle disuguaglianze di salute. L’apparente paradosso tra la bassa performance complessiva e la discreta soddisfazione in alcuni ambiti potrebbe essere interpretato come un segnale di una resilienza e una capacità di adattamento della popolazione calabrese, che pur affrontando difficoltà strutturali, riesce a trovare soluzioni e a valorizzare le risorse disponibili. Tuttavia, questo non deve celare la necessità di interventi mirati e di investimenti strategici per migliorare l’accesso a servizi essenziali e per ridurre le disparità di salute, con particolare attenzione alle aree di maggiore criticità. L’analisi del rapporto Crea Sanità offre dunque un’opportunità preziosa per orientare le politiche sanitarie e per costruire un sistema più equo, efficiente e, soprattutto, in grado di rispondere effettivamente ai bisogni dei cittadini.

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