sabato 16 Agosto 2025
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Caporalato in Calabria: Carabinieri al lavoro, indagini aperte

Le recenti operazioni condotte dai Carabinieri nelle province di Crotone, Cirò Marina e Petilia Policastro testimoniano l’intensificarsi degli sforzi per smantellare le complesse reti di sfruttamento lavorativo, il cosiddetto “caporalato”, che affliggono il tessuto socio-economico calabrese.
Lungi dall’essere un fenomeno marginale, il caporalato si configura come una piaga profondamente radicata, alimentata da disparità economiche, fragilità sociale e, spesso, connivenze che ne ostacolano l’eradicazione.
Le attività di controllo, supportate dal nucleo ispettorato del lavoro di Crotone, hanno mirato a ispezionare aziende agricole e zootecniche, settori particolarmente vulnerabili a tali pratiche illegali.
Le sanzioni amministrative, per un valore complessivo di circa 44.000 euro, rappresentano un primo, seppur limitato, deterrente.
Tuttavia, l’importanza delle indagini penali conseguenti emerge con maggiore chiarezza.
L’episodio verificatosi a Cutro, in particolare, solleva interrogativi significativi sulla pervasività di queste dinamiche.

L’installazione di sistemi di videosorveglianza non autorizzati da parte di una titolare, oltre a violare norme sulla privacy e sul diritto al lavoro, suggerisce un tentativo di controllo esercitato in modo illegittimo e potenzialmente intimidatorio nei confronti dei lavoratori, spesso migranti in situazione di precarietà e vulnerabilità.
Questo aspetto evidenzia come il caporalato possa essere associato a pratiche di coercizione e manipolazione, aggravando ulteriormente la condizione dei lavoratori sfruttati.

Parallelamente, la denuncia per omessa sorveglianza sanitaria nei confronti dei dipendenti, riscontrata in un’altra azienda, getta luce sulla negligenza e sulla mancanza di responsabilità dimostrate dai datori di lavoro.
La tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori è un diritto fondamentale, sancito dalla Costituzione e da normative specifiche, e la sua violazione non solo espone i datori di lavoro a conseguenze legali, ma mette a rischio la vita e l’integrità fisica dei lavoratori stessi, privandoli di adeguate misure di prevenzione e controllo dei rischi professionali.

Questi episodi, pur isolati, sono emblematici di un problema strutturale che richiede un approccio multidisciplinare e sinergico.

Non si tratta solo di repressione, ma anche di prevenzione, attraverso l’educazione alla legalità, il rafforzamento dei controlli, la tutela dei diritti dei lavoratori e il sostegno alle comunità locali.
È necessario promuovere un’economia più equa e sostenibile, che offra opportunità di lavoro dignitose e combatta le cause profonde dello sfruttamento lavorativo, garantendo la piena affermazione del principio costituzionale del diritto al lavoro in condizioni di libertà, eguaglianza e dignità.

L’impegno costante delle forze dell’ordine, insieme alla collaborazione di istituzioni, associazioni e cittadini, è cruciale per contrastare efficacemente questa forma di criminalità organizzata che mina il tessuto sociale ed economico della regione Calabria.

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