venerdì 15 Agosto 2025
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Catanzaro

Carcere a Catanzaro: condizioni vergognose e urgenza di riforma.

La recente visita di una delegazione composta da rappresentanti istituzionali, avvocati penalisti e membri di organizzazioni giuridiche, alla Casa Circondariale Ugo Caridi di Catanzaro, ha messo a fuoco una profonda disarmonia tra l’impianto normativo e la concreta realtà detentiva.

Lungi dall’essere un mero luogo di privazione della libertà, l’istituto si rivela un ambiente degradante, capace di minare la dignità umana e di esacerbare le vulnerabilità dei detenuti.
La struttura, ormai obsoleta e inadeguata, si pone come un ostacolo insormontabile alla corretta applicazione dei principi costituzionali, che impongono il rispetto dei diritti fondamentali anche nei confronti di coloro che hanno commesso reati, anche gravissimi.

L’inadeguatezza non si limita all’aspetto strutturale, ma si estende alla qualità della vita all’interno del carcere.

La carenza di infrastrutture essenziali, come un sistema di climatizzazione adeguato, si traduce in condizioni di sofferenza fisica, amplificate dalla folla e dalla limitata possibilità di movimento.
La quotidiana impossibilità di godere di una doccia, un diritto elementare soprattutto in periodi di caldo intenso, appare come una vergogna per uno Stato democratico.

L’impossibilità di dotare le celle di frigoriferi, a causa di un impianto elettrico inadeguato, non è solo una questione tecnica, ma un simbolo di un sistema che abdica alla sua responsabilità di garantire condizioni di vita dignitose.

La visita, durata diverse ore, ha offerto l’opportunità di un confronto diretto con il personale, compresi medici ed educatori, e, soprattutto, con i detenuti stessi.

Questo dialogo ha permesso di raccogliere testimonianze dirette che confermano una situazione di profonda sofferenza, non solo fisica ma anche psichica.
La carenza di assistenza sanitaria, in particolare, emerge come una criticità di primaria importanza.
La gestione di detenuti affetti da patologie croniche e disturbi psichiatrici, spesso amplificati dall’ambiente carcerario, rappresenta una sfida complessa che richiede un intervento specializzato e continuativo, al momento insufficiente.

La direzione del carcere ha minimizzato alcuni aspetti critici, come il numero di tentati suicidi, ma le segnalazioni ricevute dalla delegazione evidenziano una crescente tensione e disperazione tra i detenuti.
La necessità di un intervento urgente è stata espressa con forza dai detenuti stessi, che hanno sollecitato i rappresentanti istituzionali a farsi portavoce di una riforma normativa più ampia e di un impegno concreto per il miglioramento delle condizioni strutturali.
La visita ha rappresentato un passo importante verso l’apertura di un dialogo costruttivo con la direzione del carcere, con l’obiettivo di individuare soluzioni immediate, come la modifica degli orari di uscita per evitare l’esposizione al sole nelle ore più calde.

Tuttavia, la situazione complessiva richiede un ripensamento profondo del sistema penitenziario, che deve abbandonare una visione puramente retributiva e punitiva per abbracciare un approccio più umanitario, orientato alla riabilitazione e al reinserimento sociale, garantendo, nel frattempo, il pieno rispetto della dignità umana di ogni detenuto.
La promessa di un adeguamento strutturale, sebbene incoraggiante, non può celare l’urgenza di interventi immediati e di un cambiamento culturale che ponga al centro la persona detenuta, riconoscendo in lei non solo un condannato, ma un essere umano con diritti e bisogni da tutelare.

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