Il caso di omicidio del calciatore del Cosenza, Denis Bergamini, avvenuto nel 1989, continua a generare controversie legali e interrogativi profondi.
La sentenza di primo grado, emessa dalla Corte d’Assise di Cosenza, è stata oggetto di un’incongrua situazione che ha spinto la difesa di Isabella Internò, condannata a 16 anni, a richiedere un’imponente revisione del procedimento giudiziario.
Al centro della questione si erge un’anomalia all’interno della giuria popolare: la presenza di un padre e una figlia, legati da un rapporto di parentela, un elemento che, a detta degli avvocati Cataldo Intrieri e Angelo Pugliese, compromette irrimediabilmente l’imparzialità del giudizio.
La sostituzione tardiva di uno dei due giurati, avvenuta solo nelle immediatezze del processo, solleva dubbi sulla gestione delle formalità processuali e sulla potenziale influenza di dinamiche familiari nel deliberare la colpevolezza.
Tale circostanza, unitamente alla richiesta di riapertura dell’istruttoria dibattimentale, dimostra la volontà della difesa di esaminare a fondo ogni aspetto del caso, mirando a ricostruire una narrazione più completa e accurata degli eventi.
La richiesta di nomina di un perito d’ufficio, figura professionale di riconosciuta competenza internazionale, estraneo ai circuiti scientifico-legali italiani, rappresenta un elemento cruciale nella strategia difensiva.
L’obiettivo primario è quello di rivalutare criticamente la prova scientifica che ha supportato la ricostruzione della dinamica del decesso di Bergamini.
In particolare, la difesa contesta la tesi secondo cui il calciatore fosse già deceduto per asfissia prima di essere investito dal camion sulla statale 106, mettendo in discussione la causalità dell’incidente e il ruolo di Isabella Internò.
Questa richiesta di perizia non è un mero atto formale, bensì una richiesta di indipendenza e oggettività scientifica, volta a dissipare eventuali ombre e a garantire che la verità fattuale venga accertata con rigore e trasparenza.
L’auspicio è che un esperto di livello internazionale, libero da preconcetti o influenze locali, possa fornire un parere definitivo sulla causa della morte e sulla responsabilità penale.
Le opposizioni alle richieste della difesa, avanzate dal sostituto procuratore Luca Primicerio e dagli avvocati di parte civile Fabio Anselmo, Alessandra Pisa e Silvia Galeone, riflettono la volontà di difendere la validità del processo di primo grado e di evitare una nuova ondata di indagini e ricostruzioni.
Tuttavia, la gravità delle circostanze emerse e la complessità delle questioni scientifiche in gioco impongono una riflessione approfondita e una valutazione imparziale.
I giudici della Corte d’assise d’appello si sono riservati la decisione sulle richieste della difesa, in attesa della prossima udienza fissata per il 27 gennaio.
La decisione che prenderanno sarà cruciale per il futuro del processo e per la ricerca della verità nel caso Bergamini, un’ vicenda che continua a interrogarci sulla giustizia, la scienza e l’imparzialità del diritto.
L’auspicio è che la ricerca della verità prevalga su ogni interesse o pregiudizio, garantendo un processo equo e trasparente per tutte le parti coinvolte.










