mercoledì, 2 Luglio 2025
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Cellulari nel carcere di Paola: allarme sicurezza e carenza personale

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Un sequestro di notevole entità ha scosso il carcere di Paola: cinque telefoni cellulari, unitamente ad altri oggetti proibiti, sono stati rinvenuti all’interno di una cella, a disposizione di un detenuto di origine calabrese. La scoperta, resa nota dal Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria (Sappe), solleva interrogativi urgenti sulla sicurezza e l’efficacia dei controlli all’interno degli istituti penali.Salvatore Panaro, vicesegretario regionale del Sappe, sottolinea come questo episodio sia un ulteriore, drammatico tassello che conferma la cruciale importanza del lavoro quotidiano, spesso invisibile, svolto dagli agenti penitenziari. È grazie alla loro dedizione, al loro coraggio e al profondo senso del dovere che si riesce a preservare un minimo di legalità e sicurezza in un contesto carcerario sempre più fragile, aggravato da una carenza cronica di personale che ne compromette la funzionalità.Il Sappe esprime pubblica gratitudine al personale del Reparto di Paola, definendoli la vera spina dorsale dell’istituzione, un esempio tangibile di impegno e senso dello Stato. L’episodio evidenzia un problema strutturale che non può essere ignorato: la capacità di introdurre dispositivi di comunicazione all’interno delle carceri è diventata una sfida complessa e sempre più sofisticata.Donato Capece, segretario generale del Sappe, argomenta che il personale del Reparto di Paola ha, ancora una volta, dimostrato il ruolo cardine della Polizia Penitenziaria nel garantire la sicurezza nazionale. Il flusso ininterrotto di cellulari illegali che penetrano negli istituti penali è diventato una vera e propria emergenza, con un numero crescente di ritrovamenti e sequestri. Le modalità di introduzione sono diversificate e in continua evoluzione, inclusa l’impiego di droni, sempre più frequentemente avvistati e intercettati, che rappresentano una nuova frontiera nella criminalità carceraria.Capece stigmatizza con forza la mancanza di risposte concrete a un problema che viene denunciato da un decennio, sottolineando l’assurdità di un sistema in cui strumenti di rilevamento dei cellulari, essenziali per la sicurezza carceraria, vengono impiegati per controlli a personale di polizia in formazione, piuttosto che per ispezionare le celle. Questa dislocazione di risorse e priorità evidenzia una profonda incongruenza e una mancanza di volontà politica nel risolvere una situazione che mina la sicurezza nazionale e demoralizza il personale penitenziario. La necessità di investimenti mirati, formazione specifica e un ripensamento radicale delle strategie di controllo all’interno degli istituti penali si rende sempre più urgente.

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