mercoledì 13 Agosto 2025
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Catanzaro

Cosenza, aggressione a figlio di collaboratore: paura e inquietudine.

L’ennesima, brutale, riemersione di dinamiche sociali e criminali radicate nel tessuto calabrese ha scosso la comunità di Cosenza.
Un giovane, figlio di un collaboratore di giustizia, è stato vittima di un’aggressione violenta, perpetrata da un gruppo di circa quaranta individui riconducibili alla comunità rom originaria di Cosenza e Cassano allo Ionio.

L’episodio, gravemente denunciato alle autorità competenti, solleva interrogativi profondi riguardo alla sicurezza personale e alla protezione dei testimoni chiave nelle inchieste di contrasto alla criminalità organizzata.

La denuncia, presentata dalla madre del giovane, assistita dall’avvocato Michele Gigliotti, descrive un attacco premeditato e brutale.

Il ragazzo, investito da insulti denigratori, etichettato come “figlio del pentito” – un epiteto carico di significato nella cultura della ‘ndrangheta – è stato ripetutamente colpito, manifestando la volontà di intimidazione e la volontà di creare un clima di terrore.
La madre, nel suo racconto agli uomini dell’Arma, ha espresso la frustrazione di aver tentato invano di ottenere un intervento immediato delle forze dell’ordine, telefonando al 112 senza ricevere risposta, evidenziando potenziali disfunzioni nel sistema di emergenza.

Il padre del giovane, collaboratore di giustizia da un anno, è una figura centrale in delicate inchieste che mirano a smantellare l’organizzazione criminale nota come “Zingari di Cosenza”, presunta emanazione della più vasta associazione mafiosa calabrese, la ‘ndrangheta.

La sua collaborazione con la giustizia lo ha reso un bersaglio sensibile, e l’aggressione al figlio rappresenta un chiaro messaggio di avvertimento, diretto a lui e a tutta la sua famiglia.
L’episodio non è solo un atto di violenza individuale, ma un sintomo di un problema più ampio: la persistenza di una cultura dell’intimidazione e del controllo del territorio, dove le sentenze vengono emesse in strada e la legalità è costantemente sfidata.
L’avvocato Gigliotti, consapevole della gravità della situazione, ha prontamente informato la DDA di Catanzaro, l’organo di vertice della lotta alla criminalità organizzata in Calabria, e il Prefetto di Cosenza, figura di riferimento per l’ordine e la sicurezza pubblica.
La vicenda impone una riflessione urgente sulla necessità di rafforzare i programmi di protezione dei collaboratori di giustizia e delle loro famiglie, garantendo non solo la loro sicurezza fisica, ma anche il supporto psicologico e sociale necessario per affrontare le conseguenze traumatiche di una simile esperienza.

È altresì fondamentale un’azione sinergica tra forze dell’ordine, magistratura e istituzioni locali per contrastare efficacemente la cultura della violenza e riaffermare la centralità dello Stato di diritto.

La tutela della dignità umana e la garanzia della giustizia per tutti devono rappresentare la priorità assoluta.

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