La comunità di Napoli si è stretta attorno al dolore della famiglia Di Sarno, celebrando i funerali di Luigi, un uomo di 52 anni strappato alla vita da una tragica intossicazione botulinica.
La cerimonia, officiata nella chiesa del Santissimo Rosario a Poggioreale, è stata un’esplosione di commozione e una ferma richiesta di verità, un’eco di sconcerto che risuona in tutta la regione Calabria.
La perdita, inaccettabile nel contesto di un’era caratterizzata da progressi scientifici e sistemi di controllo alimentare sempre più sofisticati, solleva interrogativi inquietanti sulla sicurezza delle filiere alimentari e sulla responsabilità dei professionisti sanitari.
Luigi Di Sarno è la seconda vittima, dopo Tamara D’Acunto, di un focolaio di intossicazione da botulino collegato al consumo di panini con salsiccia e friarielli provenienti da un food truck operante nella zona di Diamante.
Un evento che ha scosso profondamente la tranquillità locale e innescato un’indagine giudiziaria complessa.
L’inchiesta, condotta dalla Procura di Paola, coinvolge un ventaglio di figure professionali e aziende, estendendosi a dieci persone sotto accusa.
Oltre al titolare dell’ambulante, tre dirigenti delle aziende che hanno fornito i prodotti alimentari sono al centro delle indagini, ma l’attenzione si è focalizzata anche su sei medici di diverse strutture sanitarie cosentine.
Questi ultimi sono sospettati di non aver correttamente diagnosticato i sintomi presentati da Di Sarno e D’Acunto, ritardando o impedendo interventi terapeutici tempestivi e potenzialmente salvavita.
Le accuse mosse spaziano dall’omicidio colposo, che implica una negligenza grave o imprudenza nell’ambito delle attività professionali, alle lesioni personali colpose, relative alle cure prestanti che avrebbero potuto evitare l’aggravarsi delle condizioni dei pazienti.
Si indaga, inoltre, per commercio di sostanze alimentari nocive, un reato che riflette la potenziale violazione delle normative igienico-sanitarie nella produzione e distribuzione del cibo.
Il caso Di Sarno/D’Acunto non è solo una tragedia individuale, ma un campanello d’allarme per l’intero sistema di controllo alimentare e la formazione del personale medico.
Solleva questioni cruciali sulla necessità di una maggiore vigilanza, di protocolli diagnostici più accurati e di una più stringente applicazione delle leggi a tutela della salute pubblica.
L’eredità di Luigi Di Sarno e Tamara D’Acunto deve tradursi in un impegno concreto per prevenire che simili tragedie si ripetano, garantendo a tutti il diritto di nutrirsi in sicurezza.