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venerdì 14 Novembre 2025

Lamezia, assolti Sgromo e Colonnello: il processo si chiude

A Lamezia Terme, si chiude con assoluzione, basata sulla formula “il fatto non sussiste”, un’odissea giudiziaria che ha coinvolto due imprenditori, i fratelli Eugenio e Sebastiano Sgromo, e un alto ufficiale della Guardia di Finanza, il colonnello Albano Formoso.
La decisione, emessa dal Giudice Unico di Catanzaro, Piero Agosteo, conclude un processo celebrato con rito abbreviato, smentendo le accuse di corruzione in atti giudiziari avanzate dalla Procura della Repubblica.

La richiesta di condanna, sette anni per i fratelli Sgromo e sei per il colonnello Formoso, si rivela infondata.

L’inchiesta, avviata nell’aprile del 2023, si era concretizzata con misure cautelari significative: arresti domiciliari per gli imprenditori e interdizione dai pubblici uffici per il colonnello.
L’accusa faceva leva su una presunta violazione del principio di imparzialità da parte del colonnello Formoso, contestando un’azione volta a ridurre l’ammontare di una somma di denaro sottoposta a sequestro nei confronti dei fratelli Sgromo.
Un atto che, secondo la Procura, avrebbe configurato un illecito atto di corruzione.

La vicenda, fin da subito, si è snodata attraverso un complesso iter giudiziario.

Il Tribunale del Riesame di Catanzaro aveva inizialmente valutato la legittimità della riduzione e del dissequestro, confermando il diritto alla restituzione dei fondi.
Tuttavia, la Corte di Cassazione, in una fase cautelare, aveva annullato con rinvio tale decisione, aprendo la strada a un nuovo scrutinio del caso.

Questa dinamica evidenzia la delicatezza del tema, che interseca diritti patrimoniali, presunti illeciti e il rispetto del giusto processo.

La difesa, rappresentata dagli avvocati Enrico Grosso, Giuseppe Fonte, Francesco Gambardella e Massimiliano Carnovale, ha costantemente contestato la fondatezza delle accuse, argomentando che la riduzione e la restituzione delle somme sequestrate erano state gestite nel pieno rispetto del dovere di imparzialità che deve guidare ogni decisione giurisdizionale.
L’assenza di prove concrete a sostegno dell’accusa di corruzione è stata un elemento chiave nella strategia difensiva.

L’avvocato Fonte, esprime sollievo per la sentenza, sottolineando come questa vicenda sia paradigmatica di un utilizzo eccessivo e, a suo avviso, inappropriato delle misure cautelari, che non solo si sono rivelate ingiustificate, ma hanno anche causato un danno irreparabile alla reputazione degli imputati.

L’assoluzione rappresenta, per i fratelli Sgromo, un’opportunità per sanare le ferite giudiziarie e ricostruire la loro immagine, messa a dura prova da un processo che ha oscurato il loro effettivo valore come imprenditori nel panorama nazionale.
La vicenda pone, inoltre, interrogativi sull’equilibrio tra la necessità di prevenire reati e la tutela dei diritti fondamentali degli individui, specialmente quando si tratta di misure restrittive che compromettono la libertà personale e la reputazione.

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