La decisione del Tribunale di Locri rappresenta un punto di svolta nella vicenda giudiziaria che coinvolge Mimmo Lucano, figura simbolo dell’accoglienza umanitaria e ora parlamentare europeo. In applicazione rigorosa della legge Severino, il giudice ha formalmente sancito la decadenza di Lucano dalla carica di sindaco di Riace, una decisione che segna la conclusione di un percorso amministrativo intriso di contrasti e controversie.La sentenza, ora depositata, fa seguito a un ricorso presentato dalla prefettura di Reggio Calabria, innescato dalla condanna definitiva a diciotto mesi di reclusione, pena sospesa, inflitta a Lucano nel contesto del processo Xenia. Questo procedimento giudiziario, nato dall’indagine su presunte irregolarità nella gestione dei flussi migratori nel comune di Riace, ha rappresentato un duro colpo per l’immagine e la carriera politica dell’ex sindaco.Il processo Xenia, caratterizzato da una complessità investigativa e da un’accesa discussione pubblica, ha messo in luce una serie di presunte criticità nella gestione delle risorse destinate all’accoglienza dei migranti, sollevando interrogativi sulla trasparenza e sulla legalità delle procedure adottate. Sebbene la pena sia stata sospesa, la condanna definitiva rappresenta un ostacolo insormontabile ai sensi della legge Severino, che prevede l’automatica decadenza dal ruolo pubblico in caso di condanne definitive per reati specifici.La vicenda di Mimmo Lucano trascende il mero ambito giudiziario, configurandosi come un caso emblematico delle sfide e delle tensioni che caratterizzano l’accoglienza dei migranti in Italia. Riace, sotto la guida di Lucano, aveva sviluppato un modello di accoglienza innovativo e inclusivo, basato sull’integrazione sociale e culturale dei migranti, che aveva suscitato ammirazione a livello internazionale ma anche forti opposizioni a livello locale e politico.La decadenza di Lucano solleva interrogativi significativi sulla compatibilità tra la difesa dei diritti umani, l’impegno civico e la conformità alle normative penali. La sua figura, fino ad allora percepita come un esempio di impegno sociale e di accoglienza, è ora offuscata da un’ombra giudiziaria che ne ha compromesso la posizione e ne ha rallentato l’azione politica. La vicenda riapre il dibattito sull’efficacia delle leggi anticorruzione e sulla necessità di garantire trasparenza e responsabilità nella gestione delle risorse pubbliche destinate all’accoglienza dei migranti, senza tuttavia penalizzare chi, come Lucano, ha dedicato la propria vita a questa causa. La decisione del Tribunale, pur nel rispetto della legalità, lascia un senso di amarezza e alimenta la riflessione sulla necessità di un approccio più umano e solidale nella gestione dei fenomeni migratori.
Lucano decaduto: la sentenza che segna la fine di un’era a Riace.
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