La brusca interruzione di un percorso lavorativo a un’età in cui la pensione sembra ancora un miraggio crea una frattura esistenziale profonda, un limbo in cui l’esperienza maturata si scontra con la precarietà di un futuro incerto. A Minervino Murge, in Puglia, la vicenda della Minox incarna questa drammatica realtà. Uomini che hanno dedicato decenni a plasmare contenitori in acciaio inox per l’industria alimentare si ritrovano improvvisamente di fronte alla chiusura dell’azienda, una fabbrica che per molti rappresentava un punto fermo nella loro vita, un luogo di costruzione e di identità.La sentenza del Tribunale di Lamezia Terme, che ha decretato il fallimento e l’esercizio provvisorio, ha segnato una cesura inattesa, interrompendo una produzione ininterrotta di trent’anni. Venticinque operai in Puglia e dodici in Calabria si trovano ora ad affrontare un futuro nebuloso, accomunati da un senso di smarrimento e dalla paura per il domani.La perdita del lavoro non è solo una questione economica; è una ferita all’orgoglio, un attacco alla dignità. “Ti senti violentato in tutto quello che hai fatto,” esprime con amarezza Vincenzo Copeta, che si è fatto portavoce dei colleghi. La perdita dell’autostima, costruita faticosamente attraverso anni di lavoro e dedizione, è un fardello pesante da sopportare.La solidarietà della comunità locale si manifesta in un abbraccio collettivo. Il paese si è mobilitato per sostenere i lavoratori, portando loro cibo e conforto. Una manifestazione spontanea, organizzata con il supporto di associazioni e parrocchie, testimonia l’impegno della popolazione a non abbandonare i propri concittadini.La vicenda solleva interrogativi profondi sul ruolo dello Stato e sulla sua capacità di tutelare i lavoratori, soprattutto in contesti economici fragili. “Lo Stato dov’è?” si domanda Vincenzo, esprimendo la frustrazione di un’intera comunità.Gli operai, determinati a non rassegnarsi, hanno deciso di presidiare l’azienda giorno e notte, trasformandola in un luogo di resistenza e di speranza. “Su quelle macchine abbiamo costruito famiglie e sogni,” affermano, ricordando il valore del lavoro come pilastro della loro esistenza. La loro presenza costante, testimoniata da un materasso improvvisato in una tenda, simboleggia la volontà di lottare per il futuro, per non lasciare che tutto ciò che hanno costruito si disperda nel nulla. La fabbrica, per loro, non è solo un luogo di lavoro, ma una casa, un simbolo di identità e di appartenenza, un punto di riferimento per i propri sogni e per quelli dei propri cari.
Minox, la fabbrica spenta: operai in lotta per dignità e futuro.
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