Nel Natale 2025, il vescovo di Crotone-Santa Severina, monsignor Alberto Torriani, propone alla Diocesi un percorso di riflessione e azione che si distacca dalle tradizionali formule di auguri, optando per un linguaggio innovativo e provocatorio.
Lungi dall’auspicabile neutralità, l’invito è quello di prendere posizione, di scegliere attivamente da che parte schierarsi di fronte alle sfide del nostro tempo.
Il messaggio si articola in tre elementi distinti, ma interconnessi.
Innanzitutto, una fiaba animata, realizzata appositamente per i più piccoli, che racconta la Natività attraverso gli occhi dei pastori.
Questa narrazione visiva, ricca di simbolismo, pone al centro i pastori stessi, figure umili e marginali, come modelli di accoglienza, di condivisione e di profonda connessione con il divino.
I pastori, dunque, non sono semplici comparse nella scena della Natività, ma diventano il fulcro di un messaggio più ampio: la vera grandezza risiede nella semplicità, nell’umiltà e nella capacità di accogliere il prossimo, soprattutto se vulnerabile.
A questa narrazione visiva si affianca una poesia originale del vescovo, un vero e proprio interrogatorio morale rivolto a ciascun fedele.
I versi, intensi e diretti, scuotono le coscienze, contrapponendo la violenza e l’oppressione – simboleggiate dalle calzature del guerriero, pronte a calpestare – alla pace e all’accoglienza, rappresentate dalla coperta del pastore.
L’immagine è potente: abbandonare la pesantezza della guerra per abbracciare la leggerezza del perdono.
Il culmine del messaggio è rappresentato dalla lettera pastorale, intitolata “Diventare posizione”, destinata alla lettura pubblica durante la Messa di Natale.
Questa lettera, profondamente radicata nella tradizione biblica – con richiami alla profezia di Isaia – e nel magistero pontificio, in particolare nelle riflessioni di Papa Leone, supera la mera invocazione della pace come assenza di conflitti.
La pace, secondo il vescovo, non è uno stato di quiete, ma un fuoco vivo che richiede impegno, responsabilità e coraggio.
Non basta desiderare un mondo migliore; è necessario incarnare questo desiderio attraverso azioni concrete, esporsi in prima persona, anche a costo di andare controcorrente.
L’appello finale di monsignor Torriani è un invito a trasformare l’emozione natalizia in una prassi quotidiana.
Questa prassi inizia nel cuore delle nostre case, spegnendo le parole che feriscono e abbracciando il perdono.
Si estende poi alla comunità, rifiutando il giudizio superficiale e la maldicenza, per non dimenticare coloro che vivono il dramma della guerra, dell’esclusione e dell’abbandono.
La metafora delle calzature, simbolo di una marcia prepotente, si risolve nell’invito a spogliarsi di queste, per intraprendere un cammino umile, un pellegrinaggio spirituale guidato dallo Spirito Santo, affinché bruci le abitudini di aggressività e indurimento, aprendo il cuore alla speranza e alla compassione.






