Un’operazione congiunta della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e delle Guardie di Finanza ha inferto un duro colpo a una ramificazione dell’organizzazione ‘ndranghetista operante nella provincia di Crotone, con estensioni che si estendono ad altre regioni italiane.
L’azione, culminata con l’arresto di tre individui e il sequestro di beni per un valore complessivo superiore a un milione di euro, svela un sistema complesso di attività illecite radicate nel tessuto economico locale, in particolare nel settore della ristorazione e dell’ospitalità.
Le ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Procura, sono state eseguite da un’unità operativa di trenta militari delle Fiamme Gialle, coadiuvati da unità cinofile, testimoniando l’importanza strategica dell’indagine.
I tre soggetti arrestati sono accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, una figura criminosa che implica non solo la condivisione di intenti delittuosi, ma anche l’esistenza di una struttura gerarchica e di una precisa organizzazione interna.
Al cuore delle accuse vi sono anche reati di estorsione, caratterizzati dall’impiego di coercizione e intimidazione per ottenere vantaggi economici, e di illecita concorrenza, attuata attraverso comportamenti violenti e minacciosi volti a eliminare la concorrenza leale e a creare un monopolio commerciale.
La gravità dei reati è ulteriormente aggravata dalla connotazione mafiosa, che implica la connessione con un’organizzazione criminale strutturata e armata, capace di condizionare la vita economica e sociale del territorio.
L’indagine ha portato alla luce un’abile rete di schermature societarie e all’utilizzo di prestanome, tecniche sofisticate impiegate per nascondere la reale titolarità dei beni e dei profitti illeciti, eludendo così le normative sulla prevenzione patrimoniale, strumento fondamentale per tracciare e confiscare i beni derivanti dall’attività criminale.
Le attività di ricognizione hanno inoltre fatto emergere un modello operativo tipico della ‘ndrangheta, incentrato sulla creazione di un oligopolio nel settore food e beverage, con particolare rilevanza per gli esercizi commerciali situati sul lungomare di Crotone.
L’organizzazione ha sfruttato la sua forza intimidatoria per controllare il mercato, impedendo l’ingresso di nuovi operatori e imponendo condizioni contrattuali vessatorie nei confronti di fornitori e clienti.
L’operazione rappresenta un passo significativo nella lotta alla criminalità organizzata e mira a restituire legalità e sviluppo economico al territorio crotonese.






