‘Ndrangheta digitale: Curcio lancia l’allarme, servono nuove strategie

L’invito a rispolverare metodologie investigative obsolete, come i pedinamenti, rivela una pericolosa sottovalutazione della metamorfosi subita dalle organizzazioni criminali.
Questa osservazione, espressa dal procuratore della DDA di Catanzaro, Salvatore Curcio, durante un incontro formativo con gli studenti del liceo Pitagora, solleva una riflessione urgente sulla necessità di una profonda revisione delle strategie di contrasto alla criminalità organizzata.
La ‘ndrangheta, originariamente radicata in dinamiche feudali e attività agricole, ha compiuto un’evoluzione sorprendente, infiltrandosi nei circuiti finanziari globali e acquisendo una capacità di riciclaggio di denaro di proporzioni inaudite.
Questa trasformazione non è solo geografica o settoriale, ma soprattutto tecnologica.
Le cosche, per garantirsi impunità, hanno abbracciato con perizia e determinazione gli strumenti dell’era digitale, rendendo le indagini tradizionali sempre più inefficaci.
Il progresso tecnologico, che dovrebbe essere un motore di sviluppo e di progresso civile, è stato abilmente manipolato dalla criminalità organizzata per celare le proprie tracce.
Ricordiamo che solo un quarto di secolo fa, l’utilizzo di chat per comunicare rappresentava una novità investigativa.

Oggi, l’arsenale di strumenti crittografati, dai criptofonini al dark web, passando per le piattaforme di messaggistica e le criptovalute, pone una sfida complessa e in continua evoluzione per le forze dell’ordine e la magistratura.

Si tratta di un vero e proprio “campo di battaglia” digitale dove la competenza tecnica e l’aggiornamento costante diventano imperativi.
La lotta alla criminalità organizzata non può più prescindere da un investimento massiccio nella formazione specializzata di poliziotti, agenti di polizia giudiziaria e magistrati.

Non è sufficiente la buona volontà o l’impegno individuale: serve una strategia nazionale integrata, che preveda la creazione di team multidisciplinari, dotati di competenze informatiche avanzate e capaci di collaborare efficacemente con le autorità internazionali.
Al di là delle risorse tecnologiche e delle competenze specialistiche, il procuratore Curcio ha sottolineato un elemento cruciale: la testimonianza delle vittime.

Denunciare non è solo un atto di giustizia per sé stessi, ma un contributo fondamentale per smantellare le reti criminali e restituire dignità alla comunità.

Superare la paura e la diffidenza, costruire un rapporto di fiducia con le istituzioni, rappresenta un passaggio fondamentale per innescare un cambiamento culturale profondo, un risveglio di coscienza collettiva che permetta di sconfiggere la mentalità dell’omertà e riaffermare i valori della legalità e della giustizia.

Questo richiede, in ultima analisi, un patto di responsabilità tra cittadini, istituzioni e forze dell’ordine, un impegno condiviso per la costruzione di un futuro più giusto e sicuro.

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