Il Governatore della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha lasciato la sede della Procura di Catanzaro con un’espressione che suggeriva più che soddisfazione, un profondo senso di sollievo.
La lunga audizione, durata quasi quattro ore, nell’ambito dell’inchiesta per corruzione che lo vede indagato, è terminata con la sua dichiarazione di aver fornito chiarimenti esaustivi ai sostituti Giancarlo Novelli e Domenico Assumma.
L’episodio si inserisce in un contesto di crescente tensione istituzionale, dove la presunzione di innocenza del Governatore è costantemente messa alla prova dalle accuse mosse.
La scelta di Occhiuto di richiedere l’interrogatorio, un diritto riconosciuto ma non obbligatorio per la magistratura, appare strategica e mirata a dissipare ogni dubbio sulla sua condotta.
Questa decisione, lungi dall’essere una concessione, si configura come un atto di trasparenza, volto a facilitare il processo di accertamento della verità.
La rinuncia alla contestazione formale dei capi d’imputazione, una mossa inusuale, testimonia la volontà del Governatore di accelerare i tempi e di non ostacolare le indagini.
L’obiettivo dichiarato è duplice: tutelare la propria posizione e, soprattutto, garantire la continuità amministrativa della Regione Calabria.
La gestione della cosa pubblica, infatti, necessita di un clima di serenità e stabilità, compromesso dalle ombre gettate dalle accuse.
La fiducia in una rapida archiviazione, espressa da Occhiuto, riflette una valutazione positiva delle spiegazioni fornite e la speranza di un esito favorevole che possa restituire dignità all’immagine del Governatore e, soprattutto, lenire le ferite aperte nell’amministrazione regionale.
La vicenda, tuttavia, solleva interrogativi più ampi sulla necessità di rafforzare i controlli e di promuovere una cultura della legalità che permei ogni livello dell’amministrazione pubblica, a tutela dell’interesse generale e per garantire un’efficace risposta ai fenomeni di corruzione che, purtroppo, persistono nel tessuto socio-economico calabrese.