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sabato 25 Ottobre 2025

Pittelli condannato a 14 anni: sconvolto il processo Mala Pigna

Il verdetto del Tribunale di Palmi ha sancito la condanna a quattordici anni di reclusione per l’avvocato ed ex senatore Giancarlo Pittelli, in relazione al complesso processo “Mala Pigna”, che ha messo a nudo le dinamiche e i tentacoli dell’influenza mafiosa della cosca Piromalli, una delle più potenti e radicate nel cuore della Calabria.

La richiesta di condanna della Procura Distrettuale Antimafia (DDA) di Reggio Calabria, guidata da Lucia Spirito, si era elevata a sedici anni, evidenziando la gravità dei presunti reati contestati all’ex parlamentare, assistito dagli avvocati Guido Contestabile e Francesco Gambardella.
Il processo, giunto a conclusione, è stato il risultato di un’articolata indagine che ha ricostruito non solo le strutture di potere interne alla cosca Piromalli, ma anche le sue complesse relazioni con il mondo dell’imprenditoria e delle istituzioni.

Al centro dell’inchiesta, Rocco Delfino, figura chiave dell’organizzazione criminale, soprannominato “u Rizzu”, è stato condannato a ventdue anni di reclusione per associazione di tipo mafioso.
La Procura aveva inizialmente richiesto una pena ben più severa, ventinove anni, a testimonianza della sua rilevante posizione all’interno della cosca e della sua capacità di condizionare significativamente il tessuto economico e sociale locale.
Le indagini hanno delineato l’evoluzione di Delfino da semplice partecipante a vero e proprio capo e organizzatore del clan, con un ruolo centrale nella pianificazione delle attività illecite, nella decisione degli obiettivi da perseguire e nella gestione delle risorse finanziarie.

In questo contesto si inserisce il ruolo di Giancarlo Pittelli, accusato di aver offerto alla cosca una rete di contatti e un accesso privilegiato alle dinamiche istituzionali.
La sua presunta disponibilità a risolvere problematiche complesse, sfruttando le sue relazioni con esponenti di spicco della pubblica amministrazione, lo collocherebbe in una posizione di mediatore e facilitatore per le attività illecite del sodalizio.
Secondo l’accusa, Pittelli avrebbe agito come un canale di comunicazione privilegiato, trasmettendo informazioni cruciali all’interno e all’esterno dei carceri, in particolare tra i capi della cosca detenuti nel regime di massima sicurezza (41 bis).

Questo ruolo di “postino” mafioso, facilitato da un presunto accesso illimitato a informazioni riservate e a trattamenti di favore, ha contribuito a consolidare il potere e l’influenza della cosca Piromalli.

La sentenza del Tribunale di Palmi rappresenta una tappa significativa nella lotta contro la ‘ndrangheta, ma solleva interrogativi profondi sui meccanismi di collusione tra criminalità organizzata e mondo delle istituzioni.
Il verdetto, che ha visto la condanna di diciotto imputati e l’assoluzione di otto, segna la conclusione di un lungo e complesso iter giudiziario.
Entro novanta giorni, il Tribunale depositerà le motivazioni dettagliate della sentenza, offrendo un’analisi approfondita delle ragioni che hanno portato alla condanna e all’assoluzione dei diversi imputati, e contribuendo a chiarire il ruolo e le responsabilità di ciascuno nel contesto del sistema criminale emerso dall’indagine “Mala Pigna”.

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