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martedì 28 Ottobre 2025

Rinascita Scott: richieste di condanna choc, mafia nel cuore della Calabria

L’aula d’appello del processo “Rinascita Scott”, in corso a Catanzaro, si è conclusa con richieste di condanna che delineano un quadro di profonda infiltrazione mafiosa nel tessuto calabrese.
L’accusa, rappresentata dai magistrati Annamaria Frustaci, Antonio De Bernardo e dal sostituto procuratore generale Luigi Maffia, ha avanzato una richiesta complessiva di 206 condanne, un dato che riflette la vastità e la complessità dell’organizzazione criminale disarticolata.
Al centro dell’attenzione, la figura dell’avvocato ed ex senatore Giancarlo Pittelli, già condannato in primo grado a undici anni di reclusione, vede ora l’accusa richiedere un aumento a quattordici anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
Questa richiesta sottolinea la percezione di un ruolo attivo, seppur non diretto, nel sostenere e proteggere gli interessi dell’organizzazione, un elemento cruciale per la gravità del reato contestato.
La condanna a quattordici anni è una richiesta simile a quella avanzata per l’avvocato Francesco Stilo, anch’egli accusato di concorso esterno, e per Michele Marinaro, ex ufficiale della Direzione Investigativa Antimafia (Dia).
Queste figure, appartenenti al mondo legale e delle forze dell’ordine, incarnano la capacità della mafia di permeare istituzioni e professioni, compromettendo l’integrità del sistema giudiziario e delle attività investigative.
Le richieste più severe, trenta anni di carcere, sono rivolte ai capi indiscussi dei clan: Luigi Mancuso, boss di Limbadi, e Saverio Razionale, boss di San Gregorio d’Ippona.

Queste pene eccezionali mirano a colpire il vertice della struttura criminale, isolando i suoi leader e disarticolando le loro capacità operative.

L’entità delle richieste riflette la pericolosità e la longevità delle attività criminali di questi individui, il cui potere si estende su ampi territori e coinvolge una vasta rete di collaboratori.

Anche per l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino, inizialmente condannato a un anno e sei mesi, l’accusa ha richiesto una pena notevolmente più severa, vent’anni di reclusione.
Questa revisione radicale sottolinea la riqualificazione del reato e l’emergere di elementi che, durante il processo d’appello, avrebbero portato a una rivalutazione della sua posizione all’interno della rete criminale.
Il colonnello dei carabinieri Giorgio Naselli, in precedenza condannato a due anni e sei mesi, vede ora l’accusa chiedere sei anni di reclusione.
Questo incremento testimonia una rivalutazione del suo coinvolgimento, suggerendo un ruolo più attivo di quanto inizialmente percepito.

Parallelamente al processo “Rinascita Scott”, il Tribunale di Palmi ha recentemente emesso una sentenza nel processo “Mala pigna”, condannando Giancarlo Pittelli a quattordici anni per associazione mafiosa.
Questa doppia condanna, in due processi distinti, rafforza l’accusa di profonda infiltrazione mafiosa e sottolinea la necessità di una risposta giudiziaria rigorosa e incisiva per contrastare il fenomeno criminale in Calabria.

L’auspicio è che queste sentenze rappresentino un punto di svolta nella lotta alla ‘ndrangheta, contribuendo a restituire legalità e sicurezza al territorio.

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