Il panorama penitenziario italiano è destinato a una profonda trasformazione, con l’imminente avvio di un piano di riqualificazione e ampliamento delle strutture detentive, sostenuto da un investimento di 750 milioni di euro.
L’iniziativa, come sottolineato durante una visita al carcere di Catanzaro in presenza dei sottosegretari Andrea Delmastro delle Vedove (Giustizia) e Wanda Ferro (Interno), mira a colmare un deficit strutturale di diecimila posti detentivi, un vuoto che affligge il sistema carcerario da decenni.
La priorità dichiarata è l’indisponibilità di operazioni di “svuotamento carcerario”, in un’ottica di tutela della sicurezza nazionale e di riconoscimento del debito verso le vittime di reato.
L’infrastruttura penitenziaria italiana necessita di un intervento radicale, come evidenziato dalle criticità riscontrate nel carcere di Catanzaro, dove le carenze strutturali e di personale rappresentano una sfida pressante.
Il piano carceri, affiancato dalla nomina di un commissario per l’edilizia penitenziaria, si prefigge di accelerare i tempi di realizzazione e di promuovere un modello di detenzione più umano, ponendo al centro il rispetto della dignità umana dei detenuti e il miglioramento delle condizioni di vita all’interno degli istituti.
Un elemento cruciale di questa riforma è l’incremento del personale di polizia penitenziaria.
Il sottosegretario Delmastro ha illustrato i progressi compiuti in questo ambito, con un finanziamento già stanziato per oltre 10.700 nuove assunzioni, un dato che, secondo le sue parole, contrasta con le politiche adottate dai suoi predecessori, che avrebbero portato a un sovraffollamento del personale.
Attualmente, è in corso il 185° corso per allievi agenti, con 2.568 posti disponibili, e un bando è stato firmato per l’assunzione di ulteriori 649 allievi.
Per ottimizzare i tempi, la durata dei corsi per allievi è stata ridotta a quattro mesi, consentendo un aumento significativo del numero di agenti formati annualmente.
La questione della gestione dei detenuti con disturbi psichiatrici è stata affrontata con un approccio che coinvolge la collaborazione tra il Ministero della Giustizia e le Regioni, in virtù delle competenze regionali in materia di sanità penitenziaria.
Si tratta di una problematica complessa che richiede un’integrazione tra i servizi penitenziari e quelli sanitari, al fine di garantire un’assistenza adeguata e mirata per questa specifica popolazione detentiva.
L’iniziativa si inserisce in un contesto di rafforzamento della sicurezza nazionale, con un impegno concreto e continuo da parte dello Stato, che si manifesta attraverso investimenti mirati, assunzioni di personale e revisione dei processi formativi.
L’obiettivo ultimo è quello di creare un sistema penitenziario più efficiente, sicuro e rispettoso dei diritti fondamentali dei detenuti, in grado di rispondere alle sfide contemporanee e di contribuire alla riabilitazione e al reinserimento sociale dei condannati.