L’arresto di Antonio Pensabene, 28enne originario di Reggio Calabria, segna un capitolo potenzialmente significativo in un quadro di tensioni criminali che insanguinano la zona di Rosarno.
La misura cautelare in carcere, disposta dal Giudice per le Indagini Preliminari su richiesta della Procura della Repubblica, lo inquadra come presunto responsabile di una spirale di intimidazioni avvenute il 31 maggio, atti che, secondo gli inquirenti, configurano un’escalation ben oltre la semplice violazione di legge.
Le accuse che gravano su Pensabene non si limitano alla mera aggressione o danneggiamento.
L’episodio più grave, quello in cui sono stati sparati sette colpi di pistola contro la vetrina di un negozio, si configura come tentato omicidio plurimo, aggravato dalle modalità esibizionistiche e intimidatorie che richiamano in modo inequivocabile l’impronta del metodo mafioso.
La presenza di persone all’interno dell’attività commerciale, fortunatamente incolumi, ha innalzato la gravità del reato, rendendo evidente l’intenzione di terrorizzare e mettere a tacere un intero contesto sociale.
Le indagini, condotte dal Procuratore Aggiunto Stefano Musolino e dal Sostituto Procuratore Alessia Giorgianni, hanno ricostruito un quadro complesso di eventi che coinvolgono, oltre al negozio, anche un’abitazione privata e l’auto di un avvocato, Antonino Carmelo Naso.
I colpi di arma da fuoco diretti contro il portone di una coppia di coniugi e il danneggiamento del veicolo dell’avvocato suggeriscono una strategia mirata a colpire diversi soggetti, ampliando la rete di paura e sottomissione.
Un elemento cruciale emerso dalle indagini, e che invita a una riflessione più ampia sulle dinamiche criminali in atto, è la presunta aggressione subita dallo stesso Pensabene il giorno precedente gli eventi.
Questo episodio potrebbe indicare una vendetta o una risposta a un precedente conflitto, suggerendo che le azioni del 28enne si inseriscano in un contesto di faide e contrapposizioni interne alla criminalità organizzata.
L’inchiesta è ora focalizzata sull’individuazione del movente alla base di queste azioni violente e sulla ricostruzione del legame che unisce i diversi episodi.
Le autorità si interrogano sul ruolo di Pensabene all’interno di questa dinamica e sulle possibili connessioni con altre figure coinvolte, con l’obiettivo di smantellare una rete di intimidazioni e ricostruire la verità su questi eventi che hanno turbato la tranquillità della comunità di Rosarno.
L’arresto rappresenta un primo passo, ma la piena luce dovrà essere fatta su un contesto che rischia di compromettere la sicurezza e la convivenza civile.