Un locale adibito a bar ristorante, situato nel suggestivo contesto del Parco Nazionale del Pollino, precisamente nel Comune di Orsomarso, è stato oggetto di un intervento drastico da parte dei Carabinieri del Nucleo Forestale di Scalea, che ne hanno disposto il sequestro preventivo.
Il provvedimento, di portata significativa, è il risultato di un’ispezione approfondita condotta in collaborazione con il personale dell’Asp di Cosenza – Dipartimento di Prevenzione, volta a verificare il rispetto delle normative igienico-sanitarie e urbanistiche.
Le prime rilevazioni, emerse durante il sopralluogo, hanno immediatamente rivelato una serie di criticità che hanno portato all’immediata sospensione dell’attività.
Oltre alla presenza di alimenti scaduti e conservati in condizioni igieniche inadeguate – un chiaro campanello d’allarme per la salute pubblica – è stata riscontrata una grave carenza nella documentazione necessaria per la somministrazione di alimenti e bevande, rendendo l’attività operativa in palese contrasto con le leggi vigenti.
L’inchiesta non si è limitata ad accertamenti sanitari.
Un’indagine successiva, condotta congiuntamente dai militari dell’Arma Forestale e da tecnici comunali, ha portato alla luce opere edilizie abusive, erette in un’area gravata da un complesso sistema di vincoli – paesaggistici, ambientali, sismici e idrogeologici – che ne limitano drasticamente l’edificabilità e la trasformazione.
La violazione di tali vincoli, spesso legati alla tutela di ecosistemi fragili e alla prevenzione di rischi naturali, rappresenta un atto di grave impatto ambientale e un potenziale pericolo per la comunità.
Il Nucleo carabinieri Forestale di Scalea, nel disporre il sequestro del locale, ha deferito il titolare con l’accusa di abuso edilizio, violazioni delle normative ambientali e paesaggistiche, e di esercizio abusivo della professione.
Le sanzioni pecuniarie, destinate a dissuadere comportamenti analoghi, sono state affiancate da contestazioni relative alla gestione illecita di rifiuti, evidenziando una mancanza di tracciabilità che solleva interrogativi sulla corretta destinazione di materiali potenzialmente inquinanti.
Il caso evidenzia come l’integrità del patrimonio naturale e la tutela della salute pubblica siano imprescindibili, richiedendo controlli rigorosi e sanzioni severe per chiunque agisca in contrasto con tali principi.
Il sequestro rappresenta un monito per tutti gli operatori economici che insistono su aree protette, ricordando che l’interesse economico non può prevalere sulla salvaguardia dell’ambiente e della sicurezza collettiva.
La vicenda apre un dibattito più ampio sulla necessità di rafforzare i controlli, promuovere la legalità e sensibilizzare i cittadini sull’importanza di rispettare i vincoli ambientali e paesaggistici che caratterizzano il territorio del Parco Nazionale del Pollino.