Ingente Sequestro alla Fraternità di Misericordia di Isola Capo Rizzuto: Una Profonda Analisi di Corruzione, Gestione Illecita e Responsabilità IstituzionaliUn’operazione dei finanzieri del Comando provinciale di Crotone ha portato all’esecuzione di un provvedimento di sequestro conservativo per un valore complessivo di 2,5 milioni di euro, colpendo la Fraternità di Misericordia di Isola Capo Rizzuto, il suo ex governatore Leonardo Sacco e l’ex parroco Edoardo Scordio. Questa azione, orchestrata dalla Procura Regionale della Corte dei Conti della Calabria sotto la guida del procuratore Romeo Ermenegildo Palma e gestita dal vice procuratore generale Giovanni Di Pietro, rappresenta un capitolo cruciale in una vicenda complessa e dalle pesanti implicazioni, volta a tutelare il credito erariale accertato, quantificato in 34 milioni di euro, a seguito della sentenza di primo grado del 2025.L’azione giudiziaria si radica in un sistema di corruzione e gestione illecita dei fondi pubblici, che si è rivelato nell’ambito dell’inchiesta “Jonny”, condotta nel 2017 dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro. L’inchiesta, che portò al fermo di 68 indagati e al sequestro di beni per oltre 60 milioni di euro, ha svelato un intricato meccanismo attraverso il quale la Misericordia, gestore del centro di accoglienza per migranti Sant’Anna, si è prestata a favorire attività illecite.Il danno erariale, stimato in 34 milioni di euro, deriva da anni di gravi irregolarità nella gestione di risorse destinate all’assistenza dei migranti, finanziamenti provenienti sia dal bilancio italiano che da fondi europei. Il sistema, come ricostruito dalle indagini, ruotava attorno alla creazione di false fatture emesse da società di catering subappaltatrici del servizio di mensa all’interno del Cara di Sant’Anna. Questi fondi, destinati all’assistenza dei migranti, sarebbero stati diversamente impiegati per fini privati, arricchendo gli amministratori coinvolti e, sospettabilmente, agevolando le cosche della ‘ndrangheta locali.La vicenda mette a nudo non solo un caso di corruzione a carico di singoli individui – Sacco, in quanto governatore, e Scordio, in qualità di correttore spirituale – ma anche una falla nel sistema di controlli e vigilanza che avrebbero dovuto garantire la trasparenza e la legalità nella gestione dei fondi pubblici. La sentenza di primo grado aveva condannato Sacco a 17 anni di reclusione, poi incrementati in appello a 20 anni; successivamente, la Corte di Cassazione ha annullato le condanne per malversazione, escludendo il suo ruolo di organizzatore della cosca, pur mantenendo l’accusa di concorso anomalo. La posizione di Don Scordio ha subito un percorso simile, con una condanna in appello a otto anni e otto mesi, anch’essa annullata dalla Cassazione, con conseguente ordinamento di un nuovo giudizio di secondo grado fissato per il 21 luglio.Il sequestro di beni, comprendenti immobili, terreni e disponibilità finanziarie, rappresenta un passo importante nel percorso di recupero del patrimonio illecitamente acquisito e nella ricerca di giustizia per i migranti che avrebbero dovuto beneficiare di quelle risorse. L’inchiesta “Jonny” e le sue conseguenze hanno evidenziato la necessità di rafforzare i meccanismi di controllo e trasparenza nella gestione dei fondi destinati all’accoglienza e all’assistenza dei migranti, tutelando non solo l’erario, ma anche la dignità e i diritti delle persone più vulnerabili. La vicenda pone, infine, interrogativi cruciali sulla responsabilità istituzionale e sulla necessità di una più ampia riflessione sul ruolo della Chiesa e delle organizzazioni non profit nel contrasto alla criminalità organizzata e nella promozione della legalità.
Sequestro da 2,5 milioni alla Misericordia di Isola Capo Rizzuto: Scandalo e Corruzione
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