La sentenza d’appello emessa dalla Corte di Reggio Calabria ha ridisegnato radicalmente il quadro del processo che vedeva coinvolti i titolari e i dirigenti dello Studio Radiologico Fiscer di Siderno, innescato da un’indagine complessa riguardante presunti doppi pagamenti all’Azienda Sanitaria Provinciale (Asp).
L’assoluzione, pronunciata a distanza di quasi due anni dalla sentenza di primo grado, segna una svolta significativa, mettendo in discussione le accuse di truffa, riciclaggio, falsità ideologica e alterazione di documenti che avevano inizialmente portato alla condanna di diversi soggetti.
La vicenda, originariamente basata su presunte anomalie nei flussi finanziari tra l’Asp e lo studio radiologico, si è rivelata, in sede d’appello, priva degli elementi di prova sufficienti a sostenere le accuse.
Il collegio giudicante, presieduto da Alfredo Sicuro, ha infatti ritenuto che il “fatto non sussista”, ovvero che non vi siano stati elementi concreti a dimostrare l’illecito ipotizzato.
L’elenco degli assolti è corposo e include figure chiave: Francesco e Giuseppe Fiscer, i titolari dello studio; Pietro Armando Crinò, amministratore della società; Caterina Caracciolo e Roberta Maria Strangio, soci; Ermete Tripodi, ex direttore generale dell’Asp, e Pasquale Staltari, ex direttore amministrativo.
Questi soggetti, precedentemente condannati a pene variabili tra i 5 anni e 6 mesi e i 3 anni di reclusione, vedono ora completamente ripulito il proprio casellario giudiziario.
L’assoluzione si estende anche alla società Studio Radiologico Fiscer srl, che aveva incassato una transazione di circa 7 milioni di euro relativa a presunti crediti già percepiti.
Questa circostanza, che aveva rappresentato uno degli elementi centrali nell’accusa di frode, è stata ora ritenuta non rilevante per la sussistenza del reato.
Un altro aspetto cruciale della sentenza d’appello è la revoca della confisca dello studio radiologico, con la conseguente restituzione ai proprietari.
Questo provvedimento, che aveva comportato la sottrazione forzata della struttura, viene ora annullato, restituendo la piena disponibilità ai legittimi proprietari.
La sentenza d’appello solleva interrogativi complessi sulla correttezza dell’indagine preliminare e sulla valutazione delle prove a suo tempo presentate.
Se da un lato rappresenta una vittoria per gli assolti, dall’altro pone l’attenzione sulla necessità di una maggiore accuratezza nei processi di verifica e accertamento delle irregolarità nel settore sanitario, al fine di evitare accuse infondate e di tutelare la reputazione di soggetti coinvolti in contestazioni giudiziarie.
La vicenda evidenzia la delicatezza e la complessità della gestione dei rapporti tra enti pubblici e privati nel campo della sanità, e la necessità di garanzie procedurali rigorose per assicurare la correttezza e l’imparzialità del giudizio.