L’attività illegale di una società di smaltimento, operante a Seminara, è stata interrotta dai Carabinieri, culminando nel sequestro del sito e nella denuncia dei due amministratori per gravi irregolarità nella gestione e trattamento dei rifiuti organici.
L’intervento, scaturito da ripetute segnalazioni di cittadini esasperati da persistenti e nauseabondi odori, unitamente alla presenza di fumi anomali, ha portato alla scoperta di un’area di stoccaggio improvvisata, contenente ben 70 tonnellate di compostaggio incompleto.
Le indagini, condotte dai Carabinieri di Gioia Tauro con il supporto specialistico del Nucleo Operativo Ecologico di Reggio Calabria, hanno rivelato una pratica aziendale che disattendeva flagrantemente le normative ambientali vigenti.
Piuttosto che seguire il processo corretto di trasformazione e maturazione del materiale organico, la società accumulava ingenti quantitativi di rifiuti in cumuli non controllati, esponendo la comunità a rischi sanitari e ambientali.
Il compostaggio incompleto, lungi dall’essere un fertilizzante naturale e sicuro, rappresentava un prodotto instabile e potenzialmente pericoloso.
Il materiale, in fase di decomposizione accelerata, rilasciava sostanze volatili maleodoranti e, in alcuni casi, tossiche, compromettendo la qualità dell’aria e del suolo.
La commercializzazione illegale di questo prodotto, spacciato come fertilizzante, ingannava gli agricoltori locali, inducendoli a utilizzare un materiale non adeguato e potenzialmente dannoso per i raccolti e per la salute dei consumatori.
L’indagine non si è limitata all’accertamento delle irregolarità nella gestione del compostaggio.
I Carabinieri hanno documentato anche episodi di combustione abusiva dei residui di lavorazione, una pratica gravissima che, oltre a costituire reato, contribuisce significativamente all’inquinamento atmosferico e alla contaminazione del suolo.
La combustione incontrollata rilascia nell’ambiente una miscela complessa di sostanze inquinanti, tra cui particolato fine, ossidi di azoto e composti organici volatili, con impatti negativi sulla salute umana e sull’ecosistema locale.
Il caso solleva interrogativi sulla vigilanza e il controllo delle attività di gestione dei rifiuti organici, sottolineando l’importanza di garantire il rispetto delle normative ambientali e di promuovere pratiche sostenibili per la trasformazione dei materiali organici.
La vicenda evidenzia inoltre la necessità di rafforzare la collaborazione tra le forze dell’ordine, le autorità locali e le associazioni ambientaliste per contrastare efficacemente i reati ambientali e tutelare la salute della comunità.
Il sequestro rappresenta un passo importante, ma è necessario un impegno costante per prevenire il ripetersi di simili violazioni e per promuovere un’economia circolare realmente sostenibile.