L’esistenza si rivela un percorso irto di incertezze, un precipizio da cui spesso si teme di lanciarsi.
Eppure, l’assenza di preparazione, la sensazione di inadeguatezza, sono compagne costanti di ogni avventura che valga la pena vivere.
Rimpianti per sfide affrontate? Raramente si verificano.
La mediocrità, il grigio quotidiano, soffocano l’animo e lo privano della sua linfa vitale.
Lasciare alle figlie un’eredità tangibile non è l’obiettivo primario; ciò che conta è instillare un cuore generoso, un faro morale che guidi le loro azioni.
Desidero che crescano donne autentiche, capaci di irradiare fierezza interiore, che coltivino il rispetto e la sincerità come principi fondanti della propria esistenza.
Questi valori, pilastri della mia femminilità, sono stati trasmessi dalla mia stessa madre e dalle mie sorelle, plasmandomi nella donna che sono oggi.
La grandezza, in fondo, risiede nella vastità del cuore, nella capacità di accogliere l’altro con empatia e compassione.
L’attrice Rocio Munoz Morales, figura pubblica recentemente al centro dell’attenzione per la conclusione della sua relazione, ha incrociato il cammino del Magna Graecia Film Festival a Soverato, in Calabria.
Un evento che celebra il cinema d’autore, sia italiano che internazionale, e che l’ha vista impegnata come membro di una giuria internazionale.
L’incontro con Carolina di Domenico ha offerto al pubblico un’occasione unica per ascoltare un racconto intimo e verace dell’attrice, che ha espresso un profondo legame con la regione calabrese.
“È un’emozione indescrivibile tornare in Calabria,” ha confessato, “Mi sento a casa.
Condivido questi momenti con le mie bambine e mia madre, scoprendo sempre persone accoglienti e luoghi inaspettati.
Amo la genuinità della Calabria, la sua capacità di mostrarsi senza filtri, con le sue luci e le sue ombre.
” Un territorio che non si nasconde, che accoglie la verità con coraggio, senza timore di giudizio.
L’attrice ha poi rivelato come, proprio in Calabria, abbia vissuto alcune delle esperienze più significative della sua carriera professionale.
L’interpretazione di Rita Pisano, la sindaca di Pedace, ha rappresentato una vera e propria sfida.
“All’inizio pensavo avessero sbagliato persona,” ha spiegato, “Mi sentivo così diversa da lei.
Rita è una donna forte, che non ha paura di affrontare il mondo.
Poi ho scoperto che il suo volto era stato ispirato da un disegno di Pablo Picasso, e qualcuno aveva notato una certa somiglianza con me.
” Per calarsi completamente nel personaggio, ha instaurato un rapporto profondo con la famiglia di Rita, persone straordinarie che l’hanno supportata e arricchita.
“È un ruolo che ti rende una donna migliore,” ha affermato con sincerità.
La passione per la scrittura l’ha poi portata a intraprendere un nuovo progetto.
Dopo il successo di “Uno posto tutto mio” e “Dove nasce il sol”, sta ultimando il suo terzo libro.
“L’ho scritto per molto tempo,” ha rivelato, “Un’idea nata in un’epoca ben diversa! Ho iniziato a scrivere durante il periodo del Covid, quando la chiusura dei teatri mi aveva privato di una parte essenziale della mia identità, di un luogo dove potevo esprimermi liberamente.
La scrittura è stata la mia ancora, il modo per ritrovare uno spazio mio, una voce che non voleva essere silenziata.
” Un percorso creativo che l’ha portata a esplorare nuove profondità, a condividere con il pubblico un’altra sfaccettatura della sua anima.