La vertenza Konecta Crotone, nata dalle ceneri di Abramo CC, si configura come un caso emblematico delle difficoltà di implementazione di progetti di digitalizzazione pubblica, e solleva interrogativi sull’efficacia delle politiche di transizione occupazionale in Calabria.
Il sit-in inscenato dai dipendenti, un grido d’allarme espresso con chiarezza da una lavoratrice, non è solo la richiesta di un lavoro dignitoso, ma la paura di un futuro professionale incerto e la denuncia di una situazione lavorativa intrinsecamente insostenibile.
L’azienda, subentrata all’istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, che a sua volta aveva affidato la gestione alla Tim e poi a Konecta, si è assunta l’onere di reintegrare 560 lavoratori precedentemente licenziati, garantendo contratti a tempo indeterminato e mantenendo inalterate le condizioni contrattuali.
Questa iniziativa, apparentemente positiva, si è però scontrata con la realtà di un progetto di digitalizzazione delle cartelle cliniche calabresi fortemente zavorrato da problematiche strutturali e gestionali.
Il nodo cruciale risiede nella scarsa propulsione del flusso documentale.
Solo due Aziende Sanitarie di Potenza (Asp) su quelle coinvolte hanno fornito materiale da digitalizzare, e l’interruzione improvvisa di questo flusso ha portato Konecta a comunicare una sospensione delle attività per cinque giorni, aggravando ulteriormente l’incertezza dei lavoratori.
Il risultato è una situazione paradossale: i dipendenti ricevono regolarmente la retribuzione, finanziata con i fondi pubblici destinati al progetto, ma si ritrovano spesso a trascorrere la giornata improduttivamente, in attesa di cartelle cliniche che non arrivano.
Questa situazione critica non è un mero intoppo operativo, ma riflette una più ampia carenza di coordinamento tra i diversi attori coinvolti: la Regione Calabria, le Asp, le aziende ospedaliere e l’azienda incaricata della digitalizzazione.
La richiesta di chiarimenti sollevata dai lavoratori, supportata dalla Confial, evidenzia come le criticità fossero note già da tempo, come testimonia la richiesta di un tavolo tecnico avanzata lo scorso 24 luglio.
Il presidente della provincia di Crotone Sergio Ferrari ha riconosciuto la gravità della situazione, assicurando l’interlocuzione con la Regione e il presidente Occhiuto per avviare un incontro risolutivo tra Konecta e l’ente regionale.
L’obiettivo è identificare le cause dei rallentamenti e programmare un tavolo tecnico per la risoluzione dei problemi, con particolare attenzione alla verifica del perché le Asp e le aziende ospedaliere non stiano fornendo il materiale necessario.
L’esperienza di Konecta Crotone rappresenta un campanello d’allarme.
Non solo mette in discussione l’efficienza dell’implementazione di progetti digitali in un contesto regionale complesso, ma solleva interrogativi fondamentali sulla responsabilità dei decisori politici e sulla necessità di garantire la tutela dei diritti dei lavoratori, trasformando un’iniziativa di riqualificazione professionale in un’opportunità concreta di sviluppo economico e sociale, piuttosto che in una fonte di frustrazione e incertezza.
La vicenda richiede una profonda revisione delle procedure e un maggiore impegno nella tutela del capitale umano, elemento imprescindibile per la ripresa del tessuto economico e sociale calabrese.