Davanti ai cancelli della Minox di Minervino Murge, si è radunata una comunità di lavoratori in stato di sospensione, intrappolata in una spirale di incertezza economica e precarietà.
L’attesa è tesa, appesa alla decisione della curatela giudiziaria, chiamata a valutare una proposta di fitto d’azienda che potrebbe rappresentare l’ultima speranza per preservare un’eredità industriale trentennale.
La vicenda della Minox, una realtà specializzata nella produzione di contenitori in acciaio inox per l’industria alimentare, è un dramma esemplare di come decisioni giudiziarie distanti, emesse dal Tribunale di Lamezia Terme, possano avere ripercussioni devastanti su un intero territorio.
La sentenza che ha decretato la chiusura di una filiale in Calabria ha innescato una reazione a catena che ha portato al fallimento, all’esercizio provvisorio e, infine, all’ingiunzione di licenziamento.
Vincenzo Copeta, figura simbolo di questo gruppo di lavoratori pugliesi e calabresi (un venticinque in Puglia e dodici in Calabria), ha assunto il ruolo di portavoce, orchestrando una forma di resistenza pacifica che va oltre la semplice protesta.
L’allestimento di un accampamento improvvisato, con materassi, bevande e gazebo, è un atto di determinazione, una dichiarazione di intenti a non lasciarsi sopraffare dalla crisi.
La situazione è paradossale: l’azienda, pur in stato di fallimento, non versa in rosso e i fondi per il pagamento degli stipendi sono disponibili.
Tuttavia, la legge, che impone la continuità salariale anche in situazioni di esercizio provvisorio, viene violata, lasciando famiglie monoreddito in una condizione di profonda vulnerabilità e privazione.
Questa violazione non è solo un illecito legale, ma una grave ferita alla dignità umana.
La solidarietà del paese circostante è palpabile.
Ogni mattina, caffè e brioche vengono offerti ai lavoratori, mentre saluti e gesti di conforto si susseguono incessanti, testimoniando un profondo senso di appartenenza e di responsabilità collettiva.
L’offerta di pizza e focaccia non è solo un gesto di gentilezza, ma un abbraccio corale a un’intera comunità in difficoltà.
L’imminente incontro con la Regione Puglia offrirà l’opportunità di affrontare la questione della cassa integrazione, un palliativo necessario ma insufficiente a risolvere il problema strutturale della perdita di posti di lavoro.
La resistenza dei lavoratori della Minox non è solo una battaglia per il proprio futuro, ma un monito per il sistema economico e giudiziario, un appello a non abbandonare chi, con il proprio lavoro, ha contribuito a costruire il tessuto produttivo di un territorio.
La loro determinazione incarna la speranza che la giustizia sociale e la dignità umana possano prevalere sulla logica del profitto e dell’efficienza a tutti i costi.
Non cedere, non rassegnarsi: questi sono i principi guida di un movimento che si batte per un futuro di lavoro e di speranza.