Un’inversione di paradigma per il Sud, da periferia problematica a nucleo strategico di un’iniziativa globale: questa la visione che emerge dalla proposta di Francesco Profumo, presidente di Isybank e figura chiave di Entopan, presentata nel contesto del Global South Innovation 2025.
Non si tratta di una semplice collaborazione, ma di un’architettura di partenariato, una “Mediterranean Innovation Alliance”, che radica il Sud Italia in una rete transnazionale di attori pubblici e privati, estendendosi ai Paesi del Global South.
L’idea centrale è di superare la narrazione del Sud come mero oggetto di intervento, trasformandolo in motore di sviluppo e di soluzioni innovative per sfide condivise.
Questa rete ambisce a catalizzare flussi di risorse – progetti comuni, programmi di mobilità imprenditoriale, finanziamenti condivisi – e a promuovere scambi di competenze, alimentando un ecosistema di apprendimento reciproco.
Il patto che ne consegue non può essere né superficiale né opportunistico; deve fondarsi su principi etici solidi, ponendo al centro la dignità umana e la sostenibilità ambientale.
Un’impronta geopolitica altrettanto cruciale ne definisce la traiettoria: una diplomazia economica e culturale, proiettata dal Sud verso il mondo, che trascenda le tradizionali dinamiche di potere.
In un’era segnata da frammentazioni e incertezze, la velocità non è più un imperativo, ma la coerenza, la resilienza e la capacità di costruire legami duraturi.
L’impresa, in questo scenario, assume una nuova dimensione.
Non si limita più alla mera produzione di profitto, ma si configura come un attore sociale e culturale, un luogo di costruzione di senso e di produzione di futuro.
È un laboratorio dove si tessono relazioni, si creano opportunità e si alimenta un senso di appartenenza.
Il modello proposto da Francesco Cicione, supportato da Entopan, incarna questa trasformazione, proponendo un’alternativa al capitalismo finanziario e speculativo.
Si prospetta un nuovo tipo di capitalismo: inclusivo, capace di rigenerare il territorio e le comunità, paziente nel perseguire obiettivi di lungo periodo, generativo di valore condiviso.
Un capitalismo che riconosca i limiti planetari e si impegni a rispettare l’ambiente, che promuova l’equità sociale e che ponga al centro il benessere delle persone.
Un capitalismo che non sacrifichi il futuro sull’altare del profitto immediato.
Questo approccio, incentrato sull’innovazione armonica, rappresenta una necessità impellente.
Non possiamo più tollerare una crescita che genera disuguaglianze, una tecnologia che esclude, un’industria che depreda.
È tempo di invertire la rotta, di costruire un futuro più giusto, sostenibile e resiliente, partendo dal Sud come epicentro di una trasformazione globale.
Un futuro in cui l’innovazione non sia solo una questione di tecnologia, ma soprattutto di valori, di relazioni e di senso.
Un futuro in cui ci sentiamo tutti parte di qualcosa di più grande.