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lunedì 3 Novembre 2025

Xylella: Allarme in Calabria, rischio per l’olio d’oliva.

La minaccia della *Xylella fastidiosa* si estende dalla Puglia alla Basilicata, richiedendo un’azione tempestiva e coordinata in Calabria per scongiurare una crisi che potrebbe devastare un patrimonio olivicolo secolare e un’economia regionale profondamente radicata nella produzione di olio d’oliva di eccellenza.
La Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) lancia un allarme che va ben oltre la semplice prevenzione, invocando un cambio di paradigma nella gestione del territorio e nella consapevolezza collettiva.
La malattia, giunta a colpire il Salento a partire dal 2013, non sembra arrestarsi, alimentata da condizioni climatiche favorevoli e dalla capacità di dispersione degli insetti vettori, in particolare la *Philaenus spumarius*.

La Calabria, custode di cultivar autoctone di valore inestimabile come la Carolea, la Roggianella e la Ciciarello – varietà che incarnano un’identità culturale e paesaggistica unica – non può più considerarsi immune.
Le mappe di rischio agronomico indicano chiaramente che vaste aree, caratterizzate da climi miti e zone collinari costiere, offrono un ambiente ideale per la sopravvivenza e la proliferazione del batterio.
La strategia di risposta non può limitarsi a interventi reattivi.

È necessario un approccio proattivo, che si ispiri alle esperienze, spesso dolorose, accumulate in Puglia.
Il monitoraggio continuo e capillare rappresenta il primo baluardo, ma l’individuazione precoce delle piante infette deve essere seguita da un’azione radicale: l’eradicazione immediata delle piante malate e l’istituzione di zone cuscinetto, opportunamente gestite, per contenere la diffusione.

L’intervento sui vettori, e in particolare la *Philaenus spumarius*, deve essere integrato e multifattoriale.

Oltre ai trattamenti mirati, cruciali sono le pratiche agronomiche conservative: lavorazioni superficiali del terreno per disturbare i cicli riproduttivi degli insetti, una gestione razionale delle infestanti e, soprattutto, un controllo rigoroso della vegetazione spontanea.
Terreni incolti, margini stradali abbandonati, fossi non curati: queste aree diventano rifugi ideali per gli insetti vettori, e la loro bonifica rappresenta un impegno che deve coinvolgere non solo gli agricoltori, ma anche le amministrazioni comunali, gli enti locali e l’intera comunità.

Si tratta di una responsabilità condivisa, che esige un cambio di mentalità e un nuovo approccio alla gestione del territorio.
Un elemento strategico, spesso sottovalutato, è la qualità della filiera vivaistica.

I vivai certificati rappresentano il punto di partenza di una catena produttiva che mira all’eccellenza.

Piante sane e certificate sono la condizione *sine qua non* per ottenere produzioni di olio d’oliva di alta qualità.

La tracciabilità e la certificazione delle piante diventano quindi strumenti fondamentali per prevenire l’introduzione del batterio e garantire la salute del patrimonio olivicolo calabrese.

Come sottolinea Maria Grazia Milone, presidente di CIA Agricoltori italiani Calabria centro, “la qualità è lo strumento per superare le difficoltà e vincere le sfide insieme”.

È necessaria una visione collettiva, unita e proiettata verso il futuro.

Nicodemo Podella, presidente regionale, esprime un appello sentito alle istituzioni, agli agricoltori, alle filiere agroalimentari e alla società civile nel suo complesso, affinché si uniscano per costruire una barriera preventiva robusta e duratura, in grado di proteggere il verde calabrese dalle spire di questo nemico insidioso e implacabile.

La resilienza del territorio e la salvaguardia delle tradizioni agrarie dipendono da questa risposta unitaria e tempestiva.

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