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lunedì 3 Novembre 2025

Fullone rientrato a casa: commozione e amarezza per la missione fallita.

Il ritorno a casa di Vincenzo Fullone, attivista calabrese di Mirto-Crosia, ha segnato un momento di commozione e sollievo per una comunità intera, riunita all’aeroporto di Lamezia Terme.

Il 53enne, protagonista di un’azione umanitaria coraggiosa e controversa, aveva partecipato alla missione Freedom Flotilla bis a bordo della nave Conscience, un’iniziativa volta a rompere l’embargo imposto alla Striscia di Gaza.
L’esperienza di Fullone è stata tutt’altro che agevole.
Dopo l’intercettamento e il blocco della Conscience da parte della Marina israeliana in acque internazionali, l’attivista è stato trattenuto per diversi giorni, subendo le procedure e le restrizioni imposte dalle autorità israeliane.

Questo periodo di detenzione, pur breve rispetto alle sofferenze patite dalla popolazione di Gaza, ha rappresentato un piccolo assaggio delle difficoltà e delle privazioni che segnano la vita quotidiana degli abitanti della Striscia.

L’accoglienza a Lamezia Terme ha visto la presenza di una folta delegazione di familiari, amici e sostenitori, mobilitati attraverso i canali social.

L’atmosfera era intrisa di un misto di gioia per il ritorno a casa e di profonda amarezza per l’impossibilità di portare a termine la missione umanitaria.
Visibilmente provato, Fullone ha espresso il suo rammarico per il fallimento dell’iniziativa e ha sottolineato la drammatica disparità tra le sue condizioni, pur difficili, e la realtà quotidiana della popolazione di Gaza, soffocata da un embargo che ne limita l’accesso a beni essenziali, cure mediche e opportunità di sviluppo.
Ha implicitamente denunciato la legalità dell’azione israeliana, ponendo l’accento sulla violazione del diritto internazionale e sulla necessità di un’azione globale più incisiva per porre fine alla situazione umanitaria in Gaza.

Il ritorno di Fullone, lungi dall’essere un semplice evento personale, si configura come un simbolo della crescente consapevolezza internazionale riguardo alla questione palestinese e all’urgenza di un impegno più profondo a favore dei diritti umani e della giustizia globale.
La sua esperienza personale, pur breve, serve a illuminare le ombre di un conflitto prolungato e ad alimentare la speranza di un futuro in cui la dignità e la libertà siano garantite a tutti, senza distinzioni.

La sua testimonianza rappresenta un monito e un invito all’azione, sollecitando una riflessione critica sulle cause profonde del conflitto e sulla necessità di soluzioni pacifiche e durature.

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