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sabato 1 Novembre 2025

Ponte sullo Stretto: Scontro tra Governo e Corte dei Conti, un caso cruciale.

La decisione della Corte dei Conti di non registrare la delibera CIPESS relativa al Ponte sullo Stretto, un’opera infrastrutturale di notevole complessità e portata politica, solleva interrogativi profondi sull’equilibrio dei poteri e sui limiti dell’indagine giurisdizionale nell’ambito delle scelte strategiche di Governo e Parlamento.

L’episodio, lungi dall’essere un mero dettaglio procedurale, si configura come un potenziale ostacolo all’implementazione di progetti di rilevanza nazionale, frutto di un processo legislativo e decisionale che coinvolge i massimi organi dello Stato.

Le controrepliche formulate dai ministeri competenti e dalla Presidenza del Consiglio, puntuali e dettagliate, hanno affrontato le obiezioni sollevate, inclusa quella, francamente sorprendente, che ha contestato l’utilizzo di collegamenti digitali per la trasmissione di documentazione corposa, suggerendo una disconnessione anacronistica dalle pratiche consolidate nell’era digitale.

Questo rilievo, sottolineato dalla Presidente del Consiglio Meloni, evidenzia un potenziale divario interpretativo tra le istituzioni, che rischia di compromettere l’efficienza amministrativa e l’operatività del Governo.
L’evento si inserisce in un contesto più ampio di dibattito sulla riforma della giustizia e, in particolare, sulla necessità di ridefinire i ruoli e le competenze della Corte dei Conti.
La riforma costituzionale in discussione al Senato, che mira a circoscrivere l’ambito di intervento della magistratura contabile, appare, in questo scenario, come una risposta strutturale all’invadenza percepita, un tentativo di riequilibrare il rapporto tra i poteri dello Stato, garantendo al Governo la capacità di perseguire le proprie scelte programmatiche senza ingerenze indebite.

La persistenza di tale “invadenza”, come la definisce la Presidente, non intacca, tuttavia, la determinazione del Governo, saldamente sostenuto dal Parlamento, a portare avanti il progetto del Ponte sullo Stretto e a proseguire con l’attuazione delle politiche pubbliche in linea con la volontà popolare espressa attraverso il voto.
La riforma in atto rappresenta dunque non solo una risposta immediata alla situazione contingente, ma anche un segnale di voler rafforzare la legittimità dell’azione di Governo, liberandola da vincoli interpretativi eccessivamente restrittivi e favorendo un approccio decisionale più pragmatico e orientato al risultato.
La questione, al di là del singolo progetto infrastrutturale, pone l’interrogativo cruciale sulla natura del rapporto tra potere politico e controllo giurisdizionale in una democrazia parlamentare.

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