Il processo relativo alla tragica scomparsa di Aurora Tila, la tredicenne deceduta a Piacenza il 25 ottobre a seguito di una caduta dal terrazzo di un’abitazione, assume contorni sempre più complessi e drammatici. Il pubblico ministero presso il Tribunale dei Minori di Bologna, Simone Purgato, ha depositato una richiesta al giudice Chiara Alberti, che l’ha accolta, modificando l’impostazione accusatoria nei confronti del quindicienne imputato per l’omicidio.La decisione del pm Purgato introduce un elemento cruciale: l’aggravante prevista dall’articolo 612-bis del codice penale, ovvero gli atti persecutori. L’applicazione di questa aggravante, congiuntamente alla minore età del presunto aggressore e alla preesistente relazione affettiva – seppur di natura ancora in formazione – tra i due ragazzi, introduce una valenza psicologica ed emotiva di profonda rilevanza.Questo cambiamento nell’accusa segnala un’indagine che si concentra non solo sulla dinamica della caduta, ma anche sul contesto relazionale che l’ha preceduta. Gli atti persecutori, infatti, implicano un comportamento insistente e ripetuto, volto a molestare, minacciare o controllare la vittima, generando in essa uno stato di ansia e paura. La presenza di una relazione affettiva, anche se in una fase di sviluppo, rende la dinamica ancora più intricata e potenzialmente gravissima, suggerendo un abuso di potere e manipolazione emotiva.L’aggravante di atti persecutori, in un contesto minorile, solleva interrogativi cruciali sulla capacità del quindicienne di comprendere appieno le conseguenze delle proprie azioni e sulla sua responsabilità penale. Il Tribunale dei Minori, infatti, è chiamato a valutare non solo il comportamento del minore, ma anche le sue condizioni personali, familiari e sociali, al fine di determinare la più adeguata misura di sicurezza o sanzione.La decisione del pm Purgato, e l’accoglimento da parte del giudice Alberti, apre una fase inedita del processo, dove la perizia psichiatrica e l’analisi delle dinamiche relazionali assumeranno un ruolo preponderante. Si dovrà accertare se il comportamento del quindicienne rientri in una sfera di impulsività adolescenziale, oppure se denoti una forma di controllo e manipolazione premeditata, con la consapevolezza di arrecare sofferenza emotiva alla vittima.Il caso Aurora Tila, oltre che per la tragicità della perdita di una giovane vita, si configura come un monito sulla complessità dei rapporti tra minori e sulle conseguenze devastanti che possono derivare da dinamiche relazionali disfunzionali e potenzialmente abusive. La giustizia, in questo frangente, è chiamata a esercitare un ruolo di tutela non solo della vittima, ma anche del minore imputato, garantendo un percorso di riabilitazione e responsabilizzazione volto a prevenire il ripetersi di simili tragedie.