La decisione, emessa dal Consiglio Superiore della Magistratura, segna un punto cruciale nel lungo e complesso iter giudiziario che ha visto Massimo Bossetti condannato in maniera definitiva per l’efferato omicidio di Yara Gambirasio. L’accesso, ora garantito, comprende un vasto corpus di dati digitali costituenti elementi chiave dell’indagine condotta dal Ris di Parma, un’unità scientifica di eccellenza nel campo della medicina legale e delle indagini criminali.Si tratta di immagini fotografiche ad altissima risoluzione, documentanti meticolosamente i luoghi del ritrovamento del corpo, i reperti sequestrati e le procedure di raccolta prove, e di complessi tracciati genetici derivanti dall’analisi del DNA estratto da vari elementi ritrovati sulla scena del crimine. Questi ultimi, in particolare, hanno costituito la pietra angolare dell’accusa, basandosi sulla corrispondenza, seppur parziale e controversa, tra il profilo genetico trovato sui reperti e quello di Bossetti.La messa a disposizione di questi materiali alla difesa rappresenta un diritto fondamentale, sancito dal principio costituzionale del contraddittorio e del giusto processo. Permette alla difesa di Bossetti di esaminare criticamente le procedure investigative, le metodologie scientifiche impiegate e l’interpretazione dei risultati ottenuti dal Ris. L’accesso approfondito a questi dati consente, potenzialmente, di sollevare nuovi interrogativi, identificare possibili errori o lacune nelle analisi e contestare le conclusioni precedentemente formulate.La decisione del CSM non implica una revisione automatica della sentenza definitiva, ma offre alla difesa la possibilità di presentare elementi nuovi e pertinenti in un eventuale ricorso per Cassazione, con l’obiettivo di una valutazione più completa e rigorosa del caso. La complessità scientifica e legale dell’indagine di Yara Gambirasio ha reso il processo un caso studio nel panorama giudiziario italiano, un esempio emblematico delle sfide poste dall’applicazione della scienza forense in ambito penale. L’analisi critica delle prove, guidata dalla piena accessibilità ai dati, è essenziale per garantire la certezza del diritto e la tutela dei diritti fondamentali dell’imputato. La decisione del CSM apre così una nuova fase, caratterizzata dalla necessità di un esame approfondito e trasparente delle prove scientifiche alla base della condanna.