L’ecosistema alpino del Cadore, un mosaico di vette maestose e valli incantate, si trova a fronteggiare una crescente instabilità geomorfologica. Le oscillazioni termiche estreme, tipiche degli ultimi anni, stanno innescando dinamiche complesse che erodono la stabilità dei versanti rocciosi. Il progressivo scioglimento del permafrost, elemento cruciale per la tenuta strutturale di molte pareti montane, aggrava ulteriormente la situazione, innescando fenomeni di distacco di rocce e detriti.L’episodio recente che ha coinvolto la Croda Marcora, imponente pilastro del massiccio del Sorapis, tra San Vito di Cadore e Cortina d’Ampezzo, è solo l’ultimo di una serie di eventi che testimoniano questa crescente vulnerabilità. La notte tra lunedì e martedì, un nuovo movimento franoso ha riportato all’attenzione pubblica la fragilità di questo territorio. Ma questo non è un evento isolato: si tratta di un sintomo di un quadro più ampio, un campanello d’allarme che risuona nelle valli.Le cause di questa crescente instabilità sono molteplici e interconnesse. Il cambiamento climatico, con le sue ondate di calore intense e i cicli di gelo-disgelo sempre più frequenti, agisce come acceleratore di processi naturali che normalmente si verificherebbero su scale temporali molto più ampie. L’alterazione dei regimi pluviometrici, con precipitazioni concentrate in brevi periodi, contribuisce a saturare i suoli e a destabilizzare i versanti.L’impatto antropico, seppur indiretto, non può essere ignorato. La deforestazione storica, le pratiche agricole non sostenibili e l’urbanizzazione in aree a rischio hanno contribuito a ridurre la capacità di resilienza del territorio. La presenza di infrastrutture, come strade e sentieri, frammenta gli ecosistemi e può alterare i flussi idrici, favorendo l’erosione.La Croda Marcora, con la sua conformazione geologica complessa e l’esposizione a condizioni climatiche estreme, si è rivelata particolarmente sensibile a questi stress. Il distacco di massi e la formazione di colate detritiche non solo rappresentano un pericolo per le infrastrutture e le abitazioni a valle, ma compromettono anche la sicurezza dei numerosi escursionisti e alpinisti che frequentano la zona.La gestione del rischio idrogeologico in questo contesto richiede un approccio integrato e multidisciplinare. È necessario un monitoraggio continuo dei versanti, con l’utilizzo di tecnologie avanzate per rilevare segnali precoci di instabilità. Devono essere implementate misure di mitigazione, come la realizzazione di opere di consolidamento e la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua.Parallelamente, è fondamentale promuovere una cultura della prevenzione, informando la popolazione sui rischi e incoraggiando comportamenti responsabili. La sensibilizzazione dei turisti e degli operatori economici è altrettanto importante, per garantire che le attività umane siano compatibili con la tutela del territorio.La sfida è complessa, ma non insormontabile. Solo attraverso un impegno collettivo e una visione a lungo termine sarà possibile preservare la bellezza e la sicurezza delle montagne del Cadore, custodi di un patrimonio naturale di inestimabile valore. La Croda Marcora, e le altre vette del Cadore, ci invitano a una riflessione profonda sul nostro rapporto con la montagna e sulla necessità di agire con responsabilità e lungimiranza.