Il tessuto dell’assistenza pediatrica in Italia è attraversato da una crisi profonda e multifattoriale, che rischia di compromettere la salute e il benessere di bambini e ragazzi. L’analisi di Fondazione Gimbe rivela un deficit di almeno 502 pediatri di libera scelta (PLS), una carenza geograficamente concentrata in Lombardia, Piemonte e Veneto, ma che si manifesta con crescente preoccupazione in tutte le regioni. La riduzione demografica, pur attenuando in parte l’impatto, non risolve il problema, anzi, acuisce le disparità regionali e intersettoriali.Il ruolo del pediatra PLS è cruciale: è il punto di riferimento primario per la salute dei bambini e ragazzi fino ai 13 anni, garantendo l’accesso a prestazioni e servizi essenziali inclusi nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) del Servizio Sanitario Nazionale. La sua assenza o la difficoltà di accesso generano disagi significativi per le famiglie, alimentando un senso di insicurezza e frustrazione.La situazione è aggravata da una serie di fattori strutturali. Oltre al numero insufficiente di pediatri, emergono criticità burocratiche, ritardi nelle risposte delle Aziende Sanitarie Locali (ASL) e un carico eccessivo di assistenze per i medici in servizio. In alcune aree, il rapporto assistiti/pediatra supera ampiamente il limite massimo previsto, rendendo virtualmente impossibile l’esercizio della libera scelta, un principio fondamentale del nostro sistema sanitario. L’annuale progressivo invecchiamento della categoria – con una percentuale di pediatri con oltre 53 anni di anzianità specialistica in costante aumento – segnala un rallentamento preoccupante del ricambio generazionale, che rischia di lasciare un vuoto ancora più ampio in futuro.La carenza di pediatri non è un problema isolato, ma si intreccia con la più ampia crisi di carenza di medici di medicina generale, precedentemente evidenziata da Fondazione Gimbe. Questa situazione crea una potenziale frattura nell’assistenza sanitaria: i ragazzi “non accolti” dai pediatri potrebbero faticare a trovare un medico di base, compromettendo la continuità delle cure.I dati dell’Annuario Statistico del SSN 2023 dipingono un quadro allarmante: nel 2023, il numero di pediatri in attività era inferiore di quasi l’10% rispetto al 2019, un dato che evidenzia una contrazione significativa della forza lavoro. I numeri medi nazionali, che attestano una media di 900 assistiti per pediatra, nascondono realtà locali ben più critiche, con province come Bolzano, Piemonte e Veneto che superano ampiamente questo limite.Per affrontare questa emergenza, è necessario un approccio sistemico e multidisciplinare. Servono investimenti mirati per attrarre nuovi talenti nella professione pediatrica, incentivando la formazione specialistica e migliorando le condizioni di lavoro. È fondamentale semplificare le procedure burocratiche, rafforzare il coordinamento tra pediatri e medici di medicina generale, e promuovere l’innovazione tecnologica per ottimizzare l’accesso alle cure. Solo attraverso un impegno congiunto da parte delle istituzioni, dei professionisti sanitari e delle comunità locali sarà possibile garantire a ogni bambino e ragazzo il diritto a un’assistenza pediatrica adeguata e tempestiva, preservando il futuro della nostra società.