L’analisi forense del campione biologico, un tampone orale prelevato a Chiara Poggi ben diciotto anni fa e conservato in attesa di un’analisi che si è concretizzata solo durante l’incidente probatorio in corso, ha rivelato una traccia inattesa: una quantità residua di DNA maschile.
Questa scoperta, di per sé minima, assume un peso significativo nel complesso della vicenda che ha portato alla condanna di Alberto Stasi a sedici anni di reclusione per l’omicidio di Chiara e ha riaperto le indagini, con Andrea Sempio come indagato.
La presenza di questo materiale genetico, che al momento non è stato associato ad alcun individuo identificato, solleva interrogativi fondamentali.
L’impossibilità di ricondurlo a Stasi, il principale responsabile legalmente accertato della morte di Chiara, o a Sempio, figura attualmente sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti, apre scenari interpretativi complessi.
Il ritrovamento non implica automaticamente la presenza di un ulteriore partecipante all’evento tragico, ma sottolinea l’importanza di un’indagine approfondita per escludere o confermare questa possibilità.
La gestione di un campione biologico così datato pone sfide metodologiche significative: la possibilità di contaminazione, la degradazione del DNA e la necessità di tecniche di analisi avanzate per ottenere risultati accurati e inconfutabili richiedono la massima cautela e competenza scientifica.
La ricerca dell’identità dell’uomo a cui appartiene il DNA scoperto potrebbe potenzialmente riscrivere la narrazione dell’omicidio di Chiara Poggi, introducendo nuovi elementi investigativi e, forse, svelando dettagli precedentemente sconosciuti.
L’analisi del profilo genetico sarà confrontata con i database disponibili, sia nazionali che internazionali, con la speranza di identificare un collegamento che possa fornire risposte e contribuire a una più completa ricostruzione della dinamica delittuosa.
Questo elemento inatteso testimonia, inoltre, la persistente rilevanza della scienza forense nel processo di accertamento della verità, anche a distanza di anni dalla commissione del reato.
Il ritrovamento di DNA, sebbene minimale, rappresenta una nuova pista da seguire e una promessa di ulteriori approfondimenti nella ricerca della giustizia per Chiara Poggi.