La speranza di una verità compiuta si riaccende in un’indagine irrisolta, avvolta nel mistero di quasi trent’anni. Il caso di Angela Celentano, scomparsa il 10 agosto del 1996 durante una gita in famiglia sul Monte Faito, potrebbe trovare una soluzione attraverso un esame del DNA. La richiesta, avanzata dal giudice per le indagini preliminari (GIP) Federica Colucci di Napoli, si concentra su una giovane donna residente su un’isola della Turchia, la cui somiglianza fisica con le fotografie d’infanzia di Angela ha destato un’attenzione particolare e alimentato, negli anni, speculazioni e speranze.La vicenda, segnata da un vuoto doloroso per la famiglia Celentano e dalla comunità locale, si intreccia con le complessità delle indagini che, pur avendo portato alla luce elementi significativi, sono rimaste incompiute. Il GIP Colucci, nel disporre l’esame del DNA, mira a colmare lacune investigative che si sono protratte nel tempo, aprendo la strada a un confronto genetico che potrebbe confermare o smentire l’identità della giovane turca.L’importanza dell’esame del DNA risiede nella sua capacità di fornire una prova inequivocabile, al di là delle impressioni visive e delle somiglianze superficiali. Si tratta di un passaggio cruciale per escludere con certezza ipotesi che, pur generando aspettative, si sono rivelate infondate in passato. La decisione del GIP, infatti, si inserisce in un quadro di approfondimento investigativo più ampio, volto a esaminare tutti gli elementi ancora pendenti.Parallelamente alla richiesta di accertamento genetico, il GIP sollecita la Procura a completare una serie di indagini, originariamente avviate nel 2022, e rimaste incompiute. Si tratta di un’azione volta a recuperare e rianalizzare informazioni potenzialmente rilevanti, che potrebbero fornire elementi utili a ricostruire la dinamica della scomparsa e a chiarire le circostanze che hanno portato al drammatico evento.Il caso Celentano si configura come un’eco di dolore che si propaga nel tempo, un monito sulla fragilità dell’esistenza e sulla persistenza della speranza. L’esame del DNA rappresenta un’occasione significativa per affrontare il passato, offrire risposte alla famiglia e, auspicabilmente, portare a una conclusione, qualunque essa sia, di una vicenda che ha segnato profondamente la memoria collettiva. La decisione del GIP Colucci, pertanto, non è solo un atto giudiziario, ma un gesto di rispetto verso la famiglia e un impegno a perseguire la verità, anche a distanza di anni.