Un atto di profanazione e depauperazione ha colpito il cuore pulsante dell’Acquedotto Carolino, patrimonio mondiale UNESCO e testimonianza inestimabile dell’ingegneria idraulica borbonica.
Un individuo, con gesto irresponsabile e perseguibile, ha realizzato un allacciamento abusivo alla vasca di laminazione, sottraendo acqua e deviandola per una distanza di 145 metri fino al proprio terreno privato.
Questo furto d’acqua, lungi dall’essere un episodio isolato, si configura come una seria minaccia per l’equilibrio idrico che alimenta la Reggia di Caserta.
L’acquedotto, concepito per servire l’imponente complesso palatino e i suoi sontuosi giardini, è divenuto in questi anni un sistema fragile, esposto a pressioni e dispersioni che ne compromettono la funzionalità.
La Reggia, con le sue innumerevoli vasche monumentali, fontane scenografiche e canali ornamentali, è infatti profondamente dipendente da questo sistema idrico.
Il furto d’acqua non si limita a una mera sottrazione di risorse.
Esso amplifica un problema strutturale: la crescente difficoltà a garantire l’approvvigionamento idrico a un bene di tale rilevanza storica e culturale.
I periodi estivi, in particolare, si traducono in una quasi-siccità che mette a dura prova la Reggia, minacciando la sopravvivenza stessa delle sue acque che ne definiscono l’identità visiva e la fruibilità.
L’evento sottolinea l’urgente necessità di rafforzare i controlli e le misure di sicurezza attorno all’Acquedotto Carolino, non solo per contrastare atti vandalici e furti, ma anche per implementare interventi di riqualificazione e manutenzione che ne assicurino la sostenibilità a lungo termine.
È imperativo che si agisca con determinazione per tutelare questo inestimabile patrimonio, non solo come monumento del passato, ma come risorsa vitale per il futuro.
La gravità del gesto andrebbe considerata anche alla luce del suo impatto sulla percezione del valore del patrimonio culturale e sulla necessità di promuovere una maggiore consapevolezza civica nei confronti della sua salvaguardia.