Il racconto, straziante e denso di silenzi e ambiguità, emerge dalle labbra del padre di Martina Carbonaro, una testimonianza dolorosa trasmessa durante una puntata di “Storie Italiane”. Si tratta di un racconto frammentato, un mosaico di immagini che rivelano non solo la brutalità dell’atto criminoso, ma anche la pervasiva inquietudine che ha accompagnato le ricerche della figlia scomparsa.Il fulcro del racconto è l’immagine disturbante di Alessio, l’ex compagno di Martina, che, immediatamente dopo l’omicidio, compie gesti di ordinaria amministrazione, quasi a voler cancellare il baratro che aveva appena scavato nella vita di tutti. “Si è fatto una doccia”, racconta il padre, una frase carica di significato, metafora di un tentativo di lavare via la macchia del delitto, una colpevolezza che, però, resta inestirpabile. La madre, aggiunge con amarezza, evidenziando la sua incapacità di comprendere appieno l’atteggiamento del giovane: “Si è tolto i panni sporchi del delitto e non si sa dove siano andati a finire”. Un’espressione che suggerisce la difficoltà di affrontare la verità, di accettare la realtà di un crimine così efferato.Il racconto si dipana attraverso incontri e conversazioni che, retrospettivamente, si rivelano cruciali. L’uomo descrive il coinvolgimento di Alessio nelle ricerche, un comportamento che lascia presagire una paura latente, un tentativo di apparire innocente. Il padre, in un momento di profondo turbamento, confessare di aver avuto l’assassino della figlia in auto, ignaro del suo disegno criminoso. Una frase che rivela l’orrore di una vicinanza ingannevole. La risposta del giovane, fredda e distaccata – “Ha fatto la sua strada e io la mia” – conferma un distacco emotivo inquietante e suggerisce una premeditazione che getta un’ombra sinistra sull’intera vicenda.La madre aggiunge dettagli cruciali, rivelando l’esistenza di un litigio precedente, un presagio di violenza che era stato ignorato. La figlia, sempre sotto l’influenza e la sorveglianza di Alessio, era intrappolata in una dinamica di dipendenza che ne ha compromesso la libertà e la sicurezza. La richiesta del giovane di accompagnare il padre alla denuncia, un gesto ambiguo che solleva sospetti e sottolinea una volontà di controllo, viene respinta con fermezza.Il racconto si conclude con un senso di smarrimento e di profonda perdita. La madre esprime gratitudine per la figlia, ricordando il sostegno ricevuto durante il lutto familiare causato dal Covid. Il padre, infine, si interroga sulla fonte della forza interiore che lo ha sostenuto durante il lutto, trovando conforto nel ricordo dei suoi cari defunti: “Forse i miei angeli: mia madre, mio padre e mia figlia”. Un’amara consolazione, un tentativo di ricostruire un senso di appartenenza e di speranza in un futuro segnato dalla perdita e dal dolore. L’arresto, avvenuto proprio nella loro abitazione, e la ricerca del codice del telefono di Martina, simboleggiano la persistente ricerca di risposte e di giustizia, un bisogno irrefrenabile di comprendere la verità dietro la tragedia che ha sconvolto le loro vite.