Una straziante sovrapposizione di tragedie si è consumata in Lombardia, tessendo un quadro di dolore e interrogativi che risuona ben oltre i confini provinciali. La recente scomparsa di Matteo Formenti, 37 anni, si avvinghia, in modo inquietante, alla perdita di un piccolo innocente, un bambino di quattro anni, la cui vita si è spenta in circostanze drammatiche all’interno di un parco acquatico bresciano.La scomparsa di Formenti, avvenuta improvvisamente lunedì mattina, solleva interrogativi profondi e alimenta la suggestione di un legame diretto con l’evento traumatico che lo aveva visto coinvolto. La sua assenza, in un momento così delicato e gravido di conseguenze legali, è di per sé un elemento di estrema gravità, suggerendo una fragilità emotiva e psicologica apparentemente insostenibile.La morte del bambino, avvenuta per annegamento, ha scatenato un’inchiesta che ha immediatamente messo sotto pressione il personale del parco acquatico, inclusi i bagnini. Il peso della responsabilità, l’orrore di aver assistito a una perdita irreparabile e la prospettiva di un’indagine giudiziaria hanno evidentemente avuto un impatto devastante su Formenti, spingendolo, presumibilmente, a un gesto estremo.Questo doppio lutto non è semplicemente una serie di eventi sfortunati, ma un esempio lampante di come il trauma e il senso di colpa possano erodere la resilienza umana, portando al limite la capacità di sopportazione. La morte del bambino ha creato un vuoto incolmabile per i genitori e i familiari, mentre la scomparsa di Formenti evidenzia la necessità di un supporto psicologico adeguato per coloro che si trovano ad affrontare situazioni di stress e di pressione emotiva, soprattutto in contesti professionali ad alta responsabilità.L’inchiesta, ora in corso, dovrà accertare le dinamiche che hanno portato alla tragedia e valutare il ruolo di ciascun soggetto coinvolto. Non solo per stabilire eventuali responsabilità penali, ma anche per comprendere a fondo le cause che hanno contribuito a questo concatenarsi di eventi tragici. È imperativo, in questa circostanza, non limitarsi a una ricerca di colpevoli, ma promuovere una riflessione più ampia sulla sicurezza nei luoghi pubblici, sul benessere psicologico del personale e sull’importanza di garantire un sistema di supporto efficace per chi si trova ad affrontare momenti di profondo dolore e di crisi personale. L’eco di queste due vite spezzate dovrebbe risuonare come un monito per il futuro, spingendoci a prevenire simili drammi e a costruire una società più attenta e compassionevole.