La controversa macchia rinvenuta sull’impronta 33, localizzata sul rivestimento murario lungo la scala di accesso alla cantina dove fu rinvenuto il corpo di Chiara Poggi, al centro dell’inchiesta per omicidio a Garlasco, è oggetto di una nuova e significativa revisione tecnica. I consulenti della difesa di Andrea Sempio, l’avvocati Massimo Lovati e Angela Taccia, a supporto della loro posizione, hanno presentato un’integrazione alla perizia preliminare, in cui si argomenta che la suddetta macchia non rappresenta una traccia ematica, ma un artefatto fisiologico derivante da accumulo di sudore.L’analisi approfondita, condotta dai tecnici Luciano Garofano e Luigi Bisogno, si discosta in modo sostanziale dalle precedenti interpretazioni fornite dai periti nominati dal Pubblico Ministero. Quest’ultimi, infatti, avevano precedentemente attribuito la presenza della macchia alla persona di Andrea Sempio, rendendolo formalmente indagato per l’omicidio.La distinzione cruciale risiede nella comprensione del meccanismo di formazione della macchia. Mentre i consulenti del PM avevano ipotizzato un trasferimento di materiale biologico, suggerendo una possibile coinvolgimento di Sempio, Garofano e Bisogno hanno elaborato una spiegazione alternativa, basata sulla fisiologia della sudorazione e sulle condizioni ambientali del luogo. L’accumulo di sudore, in un ambiente chiuso e potenzialmente umido come la cantina, può generare depositi salini e organici che, a seguito dell’evaporazione, lasciano tracce visibili e interpretabili erroneamente come macchie di sangue. Tale fenomeno, lungi dall’essere anomalo, è una manifestazione comune e ben documentata in contesti simili.L’integrazione peritale introduce quindi elementi chiave per una diversa valutazione delle prove, sollevando seri dubbi sulla corretta interpretazione della macchia e, di conseguenza, sulla responsabilità di Andrea Sempio. La revisione tecnica non si limita a negare l’origine ematica della macchia, ma propone un’interpretazione alternativa, coerente con i principi della scienza forense e basata su una comprensione più completa dei meccanismi biologici e ambientali.La nuova perizia sottolinea, inoltre, l’importanza di considerare il contesto ambientale e le condizioni fisiologiche durante l’analisi delle tracce biologiche, evitando interpretazioni affrettate che potrebbero compromettere l’accuratezza delle indagini e la giustizia del processo. La discussione tecnica si prospetta cruciale per delineare con maggiore chiarezza la dinamica dei fatti e accertare le responsabilità nell’omicidio di Chiara Poggi.