L’inchiesta sulla tragica scomparsa di Chiara Poggi, avvenuta il 13 agosto 2007, riprende vigore con un’attività cruciale: un incidente probatorio in corso presso la questura di Milano. L’obiettivo primario di questa nuova fase investigativa è sottoporre a rigorosi accertamenti biologici e genetici una serie di tracce precedentemente acquisite, ma mai analizzate in profondità o considerate inconcludenti.Al centro dell’attenzione vi sono tre tamponi prelevati sul corpo di Chiara Poggi, uno dei quali, in particolare, costituisce una novità assoluta, mai oggetto di analisi in precedenza. Questa nuova indagine si concentra anche su campioni di tracce ematiche, recuperate tra le oltre cento repertate durante le prime indagini, e che, in passato, non avevano fornito elementi significativi. La speranza è che le moderne tecniche di analisi del DNA, e i progressi nella scienza forense, possano rivelare dettagli precedentemente inaccessibili, offrendo nuove prospettive sulla ricostruzione degli eventi.Un’area di interesse specifico riguarda un frammento del tappetino del bagno, macchiato di sangue. L’analisi si concentrerà su tre tracce ematiche distinte: una risultata positiva al DNA di Chiara Poggi, un’altra priva di risultati iniziali e una terza ancora da definire. Questa disamina comparativa mira a stabilire la correlazione tra le tracce, il loro possibile ordine di deposizione e, potenzialmente, l’identità della persona a cui appartiene il profilo genetico ancora sconosciuto.Parallelamente, è prevista l’analisi di un frammento di pelo o capello rinvenuto in rifiuti, un elemento che potrebbe fornire indizi preziosi sull’ambiente in cui Chiara si trovò e, forse, sul soggetto che lo ha abbandonato. Esclusa, invece, l’ulteriore esame di un cucchiaino precedentemente analizzato, sul quale era già stato identificato il profilo genetico di Chiara.Un nodo cruciale dell’indagine riguarda le cosiddette “impronte 33”, inizialmente attribuite ad Andrea Sempio, l’uomo indagato per l’omicidio. A seguito di una perizia difensiva, queste peculiarità latenti sono oggetto di profondo scrutinio. Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma e consulente della difesa, ha sollevato dubbi significativi sull’attendibilità dell’attribuzione, ipotizzando un errore di orientamento dell’impronta e suggerendo che alcune caratteristiche potrebbero derivare dalla struttura muraria, con possibili interferenze dovute a un software di analisi non utilizzato nella maniera più ottimale. L’assenza dei 15 punti caratteristici, secondo Garofano, mina la validità dell’associazione. Questa revisione critica delle prove balistiche rappresenta un elemento di potenziale svolta nel procedimento, aprendo a nuove interpretazioni dei fatti e potenzialmente influenzando il corso dell’indagine. I risultati di queste nuove analisi sono attesi per la prossima settimana.