Un’ondata di calore di origine subtropicale si appresta a investire l’Italia, a partire da domenica 22 giugno 2025, innescando una drammatica inversione dello scenario meteorologico recente. Dopo le intense perturbazioni che hanno temporaneamente alleviato la pressione atmosferica, l’anticiclone africano, ormai consolidato, si prepara a dominare il bacino del Mediterraneo con una forza inusuale, spingendo le temperature ben al di sopra delle medie stagionali.Mattia Gussoni, esperto meteorologico di iLMeteo.it, sottolinea come questo evento rappresenti una manifestazione di una tendenza climatica sempre più marcata, caratterizzata da anomalie che si estendono oltre i confini nazionali e coinvolgono l’intero comparto mediterraneo. L’origine di questa impennata termica è da ricercarsi nelle zone interne del Nord Africa, dove il deserto del Sahara, epicentro di un’eccezionale ondata di calore, registra già temperature estreme, oscillanti tra i 46 e i 48°C.Questa regione, situata tra il Tropico del Cancro e la trentasettima parallela Nord, incarna il tipico “clima subtropicale”, un ecosistema contraddistinto da un’elevata insolazione e temperature elevate. L’aria rovente, proveniente da questa zona, si riverserà sul Mediterraneo, determinando non solo una generale stabilizzazione atmosferica e un aumento dell’irraggiamento solare, ma soprattutto un’accelerazione del termometro.L’impatto più immediato sarà percepito sulle pianure settentrionali e lungo le regioni tirreniche, dove le temperature pomeridiane supereranno facilmente i 34-36°C. In Sardegna, Puglia e Basilicata, si prevedono picchi massimi localizzati fino a 42°C.È cruciale comprendere che questi eventi, un tempo rari e considerati eccezionali, si presentano oggi con una frequenza allarmante, caratterizzati da maggiore intensità e durata. Studi recenti di iLMeteo.it rivelano una stagione estiva prolungata, ormai compresa tra i quattro e i cinque mesi, segnata da un’afa opprimente e un calore spesso insopportabile, che ricorda più il clima tropicale che quello europeo.Il confronto con i decenni ’70 e ’80 mette in luce un cambiamento radicale: se allora si contavano mediamente tra i 10 e i 15 giorni di “caldo intenso” all’anno (definito come Temperatura Percepita superiore a 32°C o temperatura dell’aria superiore a 35°C), oggi il dato medio supera ampiamente i 35-40 giorni, con picchi ancora più elevati nelle aree urbane e nelle regioni del Centro-Sud e nella Pianura Padana. Questa escalation termica riflette non solo le dinamiche atmosferiche stagionali, ma anche le conseguenze tangibili del cambiamento climatico globale e della crescente urbanizzazione, che amplifica l’effetto “isola di calore”.