giovedì, 17 Luglio 2025
CronacaPietro rinuncia al voto: un gesto...

Pietro rinuncia al voto: un gesto di ribellione contro la scuola.

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Pietro, vent’anni appena compiuti, si trova a confrontarsi con un bivio inatteso, un nodo emotivo che si annoda attorno al risultato di un traguardo scolastico.
Il liceo scientifico Plinio Seniore, a Roma, è stato per lui un percorso costellato di relazioni positive, un ambiente in cui ha coltivato legami sinceri con coetanei e docenti.
L’esame di maturità, culminazione di anni di studio, si è concluso con un punteggio apparentemente buono: 83/100.
Eppure, la riflessione successiva lo porta a una decisione radicale: rinunciare a quel voto, optando per il minimo sindacale, il 60, e comunicare pubblicamente il suo dissenso attraverso una lettera aperta al Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara.

La missiva non è un semplice rifiuto del voto, ma una denuncia più ampia.
Pietro esprime la sua frustrazione nei confronti di un sistema scolastico che, a suo avviso, svaluta l’impegno profuso dagli studenti nel corso degli anni.
Il percorso di studi, spesso percepito come un onere anziché un’opportunità, è condizionato da un clima di pressione e ansia, intrinseco alla scuola italiana.
Lungi dall’essere un momento di crescita intellettuale e personale, lo studio si trasforma, in molti casi, in un’esperienza collettiva di sostegno psicologico, un rifugio condiviso per affrontare lo stress e l’incertezza del futuro.
La scelta di Pietro è un atto di ribellione, un tentativo di dare voce a un disagio diffuso tra i giovani.
Non si tratta di negare il valore del percorso formativo, ma di sottolineare la necessità di un cambiamento profondo.

Un sistema scolastico che promuova non solo l’acquisizione di conoscenze, ma anche il benessere emotivo e la crescita personale degli studenti.

Un ambiente in cui l’apprendimento sia un’esperienza gratificante, libera dalla pressione del giudizio e orientata alla scoperta del proprio potenziale.
La sua scelta, seppur estrema, pone un interrogativo urgente: cosa significa davvero “valutare” un percorso di studi, e come possiamo costruire una scuola che sia al servizio del futuro dei giovani? La lettera aperta diventa così un invito alla riflessione, un appello a ripensare il ruolo dell’istruzione nella società contemporanea.

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