Il panorama educativo veneto si arricchisce di un’ulteriore episodio di dissenso, un’eco di una riflessione più ampia che serpeggia tra le giovani generazioni di studenti.
A Belluno, una studentessa del liceo, colei che si è sottratta all’esame orale di maturità, si unisce al precedente caso di Gianmaria Favaretto, avvenuto a Padova.
Favaretto, con una scelta coraggiosa, aveva dimostrato come fosse possibile conseguire il diploma senza affrontare la prova orale, grazie alla solidità del percorso scolastico e dei crediti accumulati.
Ora, Maddalena Bianchi, la studentessa bellunese, apre un nuovo capitolo.
La sua decisione, comunicata al “Corriere Veneto”, non è un mero rifiuto dell’esame, bensì un atto simbolico di contestazione.
Si tratta di un gesto che va oltre la semplice opposizione alla singola prova orale, esprimendo una profonda insoddisfazione verso le dinamiche che pervadono il sistema scolastico.
Le motivazioni di Maddalena Bianchi sono complesse e articolate.
Non si limita a criticare la valutazione in sé, ma ne contesta le fondamenta, denunciando un’eccessiva focalizzazione sulla competizione, un ambiente che genera ansia e pressione psicologica.
La studentessa lamenta una carenza di empatia all’interno del corpo docente, una difficoltà a comprendere le reali esigenze e le difficoltà degli studenti, intrappolati in un modello educativo percepito come rigido e impersonalizzato.
Questo rifiuto non è isolato.
Rappresenta una manifestazione di un malessere diffuso, un desiderio di cambiamento che emerge tra i giovani, sempre più consapevoli dell’importanza di un approccio educativo più umano, inclusivo e attento al benessere individuale.
La protesta di Maddalena Bianchi, così come quella di Gianmaria Favaretto, solleva interrogativi cruciali sul ruolo della scuola, sulla sua capacità di formare cittadini consapevoli e critici, e sulla necessità di ripensare i criteri di valutazione, privilegiando non solo l’acquisizione di conoscenze, ma anche lo sviluppo di competenze trasversali, come la creatività, la collaborazione e la resilienza.
Il gesto coraggioso di una studentessa, diventando un campanello d’allarme per l’intero sistema educativo.