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lunedì 10 Novembre 2025

20 anni dopo: il Molise ancora in attesa di ricostruzione piena.

Ventitrè anni.
Un quarto di secolo separa il Molise dal sisma che il 31 ottobre e il 1° novembre 2002 scosse profondamente il tessuto sociale ed economico della regione.
La tragedia, che si materializzò con la drammatica caduta della scuola media Jovine di San Giuliano di Puglia, portò via la giovane vita di ventisette bambini e la loro maestra, lasciando un vuoto incolmabile nel cuore della comunità molisana.
Il tempo trascorso non cancella il peso di quel ricordo, né permette di celebrare una ricostruzione pienamente conclusa.
Sebbene siano stati compiuti sforzi significativi, il cratere sismico, che abbraccia una vasta area della provincia di Campobasso, continua a presentare ferite aperte.
Il processo di ricostruzione, intriso di complessità burocratiche, difficoltà tecniche e, purtroppo, anche di lentezza, si è rivelato un percorso arduo, costellato di ostacoli.

Attualmente, si stimano ancora circa duecento cantieri sospesi sui dodici iniziali, un numero che, pur ridotto rispetto al passato, testimonia la persistenza di criticità.
La percentuale di lavori ancora da completare si aggira attorno al diciassette per cento, una cifra apparentemente modesta, ma che cela la complessità degli interventi necessari, spesso legati a stabilità strutturale delicata e a vincoli paesaggistici.

Più rilevante, e forse più preoccupante, è il divario economico: manca ancora l’otto per cento della spesa prevista, una lacuna che rischia di compromettere la definitiva conclusione del programma di ricostruzione e di lasciare intere comunità in una condizione di precarietà.

I comuni più direttamente colpiti dalla catastrofe, e dove la presenza di cantieri aperti è più marcata, includono Bonefro, Colletorto, Castellino del Capo e Rotello.

Questi centri, oltre a condividere il dolore per la perdita di vite umane, si trovano a convivere con l’incertezza del futuro, in attesa di infrastrutture sicure, abitazioni adeguate e servizi essenziali.
La ricostruzione non è solo una questione di muri e tetti, ma di ripristino della fiducia, di rinascita sociale ed economica, di creazione di un ambiente in cui le nuove generazioni possano crescere con serenità e sicurezza.
La lentezza della ricostruzione solleva interrogativi profondi sulla capacità dello Stato di gestire emergenze complesse e di garantire il diritto alla casa e alla sicurezza dei cittadini.
Al di là delle statistiche e dei rapporti, restano le storie individuali, le famiglie che attendono, i bambini che non hanno più i loro coetanei, il dolore che continua a pulsare sotto la superficie di un territorio segnato per sempre.
La memoria della Jovine e delle sue vittime impone un impegno costante e una vigilanza rigorosa, affinché il Molise possa finalmente voltare pagina e costruire un futuro più solido e resiliente.

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