Ada, quarantacinquenne residente in Campania, ha ottenuto una vittoria cruciale nella sua battaglia per l’autodeterminazione, una vittoria che trascende la sua personale vicenda e apre una breccia significativa nel panorama dei diritti del malato in Italia.
Affetta da Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), una patologia neurodegenerativa implacabile che la condanna a un progressivo deterioramento delle funzioni vitali, Ada ha ottenuto dal Servizio Sanitario Nazionale l’autorizzazione a richiedere e ricevere assistenza medica per porre fine alla propria esistenza, nel rispetto dei criteri stabiliti dalla Corte Costituzionale.
La sua richiesta, inizialmente respinta, è stata riesaminata a seguito di un’attenta valutazione della sua condizione, che ha evidenziato l’insostenibilità del suo dolore e la progressiva perdita di autonomia.
“La SLA ha perso, io ho vinto,” ha dichiarato Ada, comunicando attraverso la sorella, in un messaggio video commovente che testimonia la sua determinazione e la sua sofferenza.
La sua affermazione non esprime solo un sollievo personale, ma anche una rivendicazione di dignità e controllo sulla propria vita, un diritto che le viene negato dalla progressione inesorabile della malattia.
La SLA la priva progressivamente della capacità di parlare, di camminare e di compiere anche le azioni più semplici.
La comunicazione è diventata un esercizio complesso, affidata a un puntatore oculare che la connette al mondo esterno.
L’assistenza dei familiari è diventata imprescindibile per ogni aspetto della sua esistenza, dall’alimentazione all’igiene personale, dall’assunzione dei farmaci alla semplice mobilità.
L’assenza di questa rete di supporto significherebbe una morte lenta, atroce e priva di qualsiasi dignità.
La battaglia di Ada non è stata intrapresa in solitudine.
L’associazione Luca Coscioni, con il suo team di legali guidati dall’avvocata Filomena Gallo, ha svolto un ruolo cruciale nella sua difesa, coordinando un team di professionisti – Angioletto Calandrini, Francesca Re, Alessia Cicatelli e Rocco Berardo – che hanno saputo argomentare con rigore e passione la sua richiesta.
La vittoria di Ada è dunque anche una vittoria per l’associazione, che da anni si batte per il diritto alla morte volontaria, promuovendo una cultura della compassione e della consapevolezza.
L’avvocata Gallo ha sottolineato come questo esito positivo rappresenti un esempio di come, quando le istituzioni operano in linea con la legge, sia possibile garantire alle persone affette da patologie inguaribili e con sofferenze intollerabili un diritto fondamentale: la possibilità di scegliere come e quando porre fine alla propria esistenza.
L’applicazione scrupolosa della sentenza Cappato e delle successive decisioni della Corte Costituzionale ha permesso di percorrere tutte le fasi necessarie, dalla verifica dei requisiti all’individuazione del farmaco e delle modalità di somministrazione.
Ada esprime ora la speranza che la sua esperienza possa ispirare altre persone che si trovano ad affrontare condizioni simili, affinché possano esercitare questo diritto senza dover combattere fino all’ultimo respiro.
La sua vittoria non è solo personale, ma rappresenta un passo avanti verso una società più giusta e compassionevole, che riconosce il diritto di ogni individuo a una vita dignitosa e alla possibilità di scegliere il proprio destino, anche quando questo implica la fine della propria esistenza.
L’azienda sanitaria locale si sta ora attivando per procedere con l’attuazione di questa decisione, garantendo ad Ada il supporto necessario per esercitare il suo diritto all’autodeterminazione.