sabato 16 Agosto 2025
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Agrigento, un mare di dolore: nuove vittime, nuova accoglienza.

La comunità agrigentina si appresta a raccogliere un fardello di dolore ancora una volta gravoso, segnando un capitolo commovente e doloroso nella storia dell’accoglienza.

Undici nuove vite spezzate nel Mediterraneo, provenienti da chissà quali terre di speranza e disperazione, si aggiungono al lungo elenco di migranti che hanno trovato la morte cercando un futuro.
La Prefettura di Agrigento, con l’inestimabile supporto dei sindaci locali, ha coordinato la distribuzione dei feretri nei diversi comuni: Canicattì accoglierà una neonata di undici mesi, il padre e un altro adulto; Palma di Montechiaro tre adulti; Grotte due; Castrofilippo uno; e Joppolo Giancaxio un altro.
I corpi, giunti a Porto Empedocle a bordo del traghetto Las Palmas, sono ora in transito verso le loro destinazioni finali, destinati a riposare in terre che non hanno mai conosciuto.
Canicattì, in particolare, porta sulle spalle un peso di memoria: il comune ha già offerto degna sepoltura a un numero stimato tra i 130 e i 140 migranti, testimonianza silenziosa di un’emergenza umanitaria che si ripete inesorabile.

“Siamo sempre pronti a tendere la mano,” afferma con voce rotta dal dolore il sindaco Vincenzo Corbo, esprimendo la profonda commozione che anima la comunità.

“È un dovere morale, un atto di solidarietà nei confronti di chi, lasciando la propria terra, sperava in un po’ di pace, in un lavoro, in un futuro per sé e per i propri figli.
” La visione di una madre che intraprende un viaggio disperato in mare, a bordo di una imbarcazione precaria, con una bambina di appena undici mesi tra le braccia, incide profondamente nel cuore.

È l’immagine cruda della disperazione, della volontà di rischiare tutto pur di sfuggire a condizioni di vita insopportabili.
Corbo rievoca con amarezza anche episodi passati, segnando la sua esperienza amministrativa.
“Ricordo ancora il 2007, quando dovette essere celebrato un rito funebre collettivo in Chiesa Madre, un evento che mi ha segnato profondamente.
” La difficoltà più grande, però, sorge quando si trovano corpi privi di identità, ridotti a numeri, senza nomi, senza storie.
Una notte, racconta il sindaco, fu chiamato dalla questura per assistere una famiglia proveniente dall’Inghilterra alla ricerca del proprio caro scomparso.

“A quell’ora, verso l’una e mezza, aprii personalmente il cimitero, offrendo loro la possibilità di riconoscere il corpo del figlio e fratello, un giovane uomo di oltre un metro e novanta.
” L’episodio rimane un ricordo straziante, un monito costante sulla fragilità della vita e sulla responsabilità di accogliere chi è in cerca di un rifugio sicuro.

La gestione di queste situazioni, al di là delle procedure burocratiche, si rivela un profondo esercizio di umanità, un impegno a non dimenticare mai le storie di coloro che hanno cercato fortuna e speranza in un mare troppo spesso ingordo di vite.

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