Il silenzio che avvolge l’ambulatorio è inquietante, amplificato dall’assenza di elementi essenziali per una risposta medica adeguata. L’assenza più eclatante è la mancanza di strumenti di primo soccorso, una carenza che svuota di significato la promessa di assistenza immediata. Il defibrillatore, pietra angolare della rianimazione cardiopolmonare, risulta assente, un vuoto che incide drasticamente la possibilità di intervenire in situazioni critiche.Ma l’elenco delle mancanze non si ferma a questo. L’impossibilità di accedere alla cartella clinica della paziente, un deposito di informazioni vitali sulla sua storia medica, allergie, terapie in corso, si configura come un ostacolo insormontabile. Senza questa cronologia, ogni decisione terapeutica si rivela un atto cieco, un esperimento rischioso nell’ignoto.L’assenza di un archivio delle attività svolte su altri pazienti, un tesoro di esperienze e lezioni apprese, priva il team medico della possibilità di confrontarsi, di apprendere dagli errori passati, di condividere soluzioni efficaci. Ogni caso diventa un nuovo inizio, un cammino arduo e potenzialmente pericoloso.Questa assenza di infrastrutture, di dati, di memoria collettiva, non è un mero inconveniente tecnico; è una profonda negazione della professionalità, un tradimento della fiducia che i pazienti ripongono nel sistema sanitario. Si configura come una violazione dei principi fondamentali dell’etica medica: il dovere di agire con diligenza, competenza e nel miglior interesse del paziente.L’impatto di queste carenze si estende ben oltre l’individuo direttamente coinvolto. Genera un clima di incertezza e paura, erode la fiducia nel sistema sanitario nel suo complesso e solleva interrogativi inquietanti sulla qualità e la sicurezza delle cure.Questa situazione non è un caso isolato, ma un sintomo di un malessere più profondo, un campanello d’allarme che invita a riflettere sulla necessità di investire in infrastrutture, formazione e digitalizzazione del sistema sanitario. È imperativo superare la logica del risparmio a breve termine e adottare una visione strategica che metta al centro il benessere del paziente e la sicurezza delle cure. La vita umana non può essere un bene di secondo ordine, un costo da comprimere. La responsabilità di garantire l’accesso a cure adeguate e sicure è un dovere che non può essere eluso.