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Arresto per l’omicidio di Bakal: un enigma tra Serbia e Torinese.

L’eco di una sparizione irrisolta, che ha gelato la comunità bosniaca e serba nel Torinese, si è trasformata in un arresto.

I Carabinieri di Torino hanno eseguito un fermo per omicidio volontario e occultamento di cadavere nei confronti di un uomo di 62 anni, originario della Serbia, ponendo al termine di un’indagine complessa e travagliata che si è protratta per anni.
Il caso riguarda Momcilo “Momo” Bakal, un imprenditore bosniaco di Leinì, scomparso nel luglio del 2016.
La vicenda, fin dall’inizio, si è presentata come un enigma.

La sparizione di Bakal fu inizialmente avvolta nel mistero, amplificato dalla sua assenza di tracce sia in Italia che nei paesi dell’ex Jugoslavia, regione di origine dell’uomo e punto di riferimento per molti emigrati.
L’auto di proprietà di Bakal, mezzo chiave per ricostruire gli spostamenti e il destino dell’uomo, non fu mai rinvenuta.

L’inchiesta, orchestrata dalla Procura di Ivrea, si è arenata in un labirinto di piste dismesse e testimonianze contrastanti.
La scomparsa, inizialmente catalogata come misteriosa fuga, è stata progressivamente ridefinita come un probabile omicidio, grazie a nuove acquisizioni investigative e a un’analisi più approfondita dei rapporti interpersonali dell’uomo scomparso.
L’arresto odierno rappresenta una svolta cruciale, ma non conclude automaticamente l’iter giudiziario.

La Procura dovrà ora sostenere l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere, fornendo prove concrete a sostegno delle accuse.
Si ipotizza che l’indagine si sia concentrata su una dinamica complessa, che potrebbe coinvolgere questioni economiche o conflitti personali tra Bakal e il presunto responsabile, evidenziando le fragilità e le tensioni che possono emergere anche all’interno di comunità apparentemente coese.

L’evento riapre interrogativi sulla gestione delle sparizioni, sull’importanza della memoria collettiva e sulla necessità di un’indagine accurata e persistente, anche quando i tempi appaiono sfavorevoli.
La comunità bosniaca del Torinese, a lungo tormentata dall’incertezza e dal dolore, spera ora che la giustizia possa finalmente fare luce sulla tragica sorte di Momcilo Bakal e offrire una qualche forma di conforto ai suoi familiari.

L’indagine non si è concentrata solo sull’aspetto criminale, ma ha anche cercato di ricostruire il tessuto sociale e le relazioni che hanno portato a questa drammatica conclusione, sottolineando come le radici culturali e le storie migratorie possano influenzare e complicare le indagini.

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