La lettera di Morena, madre di Aurora Tila, la giovane tredicenne strappata alla vita a seguito di una tragica caduta dal balcone, si presenta come un grido di dolore e un appello disperato al Governo Meloni. Un monito che scuote le coscienze, ponendo al centro una questione di giustizia, sicurezza e protezione dei minori, amplificata dall’inquietante eco di casi simili come quello di Martina di Afragola.Il racconto di Morena, riversato sulle pagine del quotidiano Libertà, non è solo il resoconto di una perdita irreparabile, ma una denuncia vibrante di un sistema che, a suo avviso, appare troppo indulgente nei confronti di reati che coinvolgono i minori. La sua richiesta di inasprire le pene per i reati più gravi non nasce da un desiderio di vendetta, bensì dalla profonda convinzione che la prevenzione e la deterrenza debbano essere rafforzate per evitare che tragedie di questo genere si ripetano.Il cuore della denuncia risiede nel comportamento dell’ex compagno di Aurora, un quindici enne ora agli arresti, le cui azioni pre- e post-evento emergono da messaggi inquietanti. La disperazione per la rottura, la reazione di controllo e la minaccia di vendetta, concretizzate in un messaggio agghiacciante, rivelano una pericolosa escalation di comportamenti che avrebbero dovuto destare allarme. La madre lamenta l’assenza di un’ammissione di colpa, sottolineando il bisogno impellente di una verità che possa contribuire a lenire il suo dolore e a comprendere appieno la dinamica di quanto accaduto.La comparazione con il caso di Martina di Afragola non è casuale. Entrambe le storie evidenziano una problematica più ampia: la difficoltà nel gestire situazioni di gelosia ossessiva e di stalking da parte di minori, spesso alimentate da una cultura digitale che amplifica sentimenti e comportamenti distruttivi. La richiesta di Morena si estende, quindi, oltre la richiesta di maggiore severità di pene, sollecitando un ripensamento delle strategie di prevenzione e di intervento precoce, coinvolgendo scuole, famiglie e comunità.L’udienza al tribunale dei minorenni di Bologna, che deciderà sull’ammissibilità del rito abbreviato per l’indagato, rappresenta un momento cruciale. La decisione avrà un impatto non solo sulla sua sorte personale, ma anche sulla percezione di giustizia e sulla fiducia nelle istituzioni da parte della società. La speranza di Morena, e di tutti coloro che si fanno portavoce di un grido di dolore e di indignazione, è che la verità venga a galla, offrendo un barlume di luce in un’oscurità profonda e ineluttabile. La sua lettera è un monito, un appello a proteggere i fragili, a contrastare la violenza e a costruire un futuro in cui la giustizia e la sicurezza siano realmente garantite per tutti.