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Autopsia Demartis: la Sardegna attende i risultati dell’inchiesta

Giovedì 21 agosto, la comunità sarda attende con apprensione i risultati dell’autopsia sul corpo di Gianpaolo Demartis, il cinquantasetteenne originario di Bultei, la cui tragica scomparsa ha scosso Olbia e l’intera regione.

Demartis, residente tra Sassari e Olbia, era deceduto la notte del 16 agosto in via San Michele, in circostanze che hanno sollevato interrogativi e alimentato un acceso dibattito pubblico.
L’evento fatale era culminazione di una situazione di segnalazioni di comportamenti aggressivi, che avevano portato una pattuglia dell’Arma dei Carabinieri a intervenire.
L’utilizzo del taser da parte degli agenti, volto a immobilizzare l’uomo, è ora al centro dell’indagine condotta dal procuratore della Repubblica del Tribunale di Tempio Pausania, Gregorio Capasso.
L’autopsia, disposta dal magistrato inquirente, rappresenta una tappa cruciale per far luce sulle cause del decesso.

L’obiettivo primario della Procura è quello di determinare con la massima precisione scientifica quali fattori abbiano contribuito al decesso di Demartis, escludendo o confermando possibili elementi di responsabilità legati all’intervento delle forze dell’ordine.
Parallelamente all’autopsia, sono in corso indagini approfondite volte a ricostruire la dinamica degli eventi.
Si stanno analizzando filmati di videosorveglianza presenti nella zona, acquisendo testimonianze di eventuali presenti e ricostruendo il quadro degli episodi precedenti all’intervento della pattuglia.
L’attenzione è rivolta non solo all’azione diretta dell’utilizzo del taser, ma anche alle condizioni di salute dell’uomo, alla sua storia clinica e a qualsiasi fattore preesistente che possa aver inciso sul tragico epilogo.

La vicenda solleva questioni complesse e delicate, inerenti all’uso della forza da parte delle forze dell’ordine, alla gestione delle situazioni di crisi sociale e alla tutela della salute mentale.

Il caso Demartis, al di là della specifica indagine in corso, si configura come un campanello d’allarme che invita a una riflessione più ampia sulle strategie di intervento nelle situazioni di disagio e sulla necessità di rafforzare i servizi di supporto psicologico e sociale per prevenire tragedie simili.

La comunità sarda, in attesa di risposte, spera in una piena chiarezza dei fatti e in un processo di elaborazione collettiva che possa favorire la ripresa e il superamento di questo momento di profondo cordoglio.

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